Il titolo è di Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia Lombardia, che, pur critico spesso nei confronti delle vistose manchevolezze registrate soprattutto negli anni recenti dalla gestione del nostro paese, sottolinea il potenziale unico che, per aspetti diversi, l’Italia presenta nel mondo, pronto per il momento nel quale essa avrà una classe dirigente nuovamente degna di questo nome e del suo passato. Scrive dunque Colombo Clerici:
Il nostro grande passato e’ il fondamento del nostro futuro. Su 125 Paesi, l’Italia, per l'Unesco, è primo Paese, insieme alla Cina, per patrimonio di beni culturali. E la difesa della lingua italiana è primo e fondamentale passo per salvaguardare e valorizzare tale identità culturale del nostro Paese.
L'Italia e' l'unico Paese del mondo occidentale, fra quelli che vantano una ultramillenaria civiltà, che riesca ad influenzare ancora, a livello mondiale, la cultura contemporanea.
I campi nei quali si esplica la nostra sfera di influenza sono molteplici: letteratura, arti figurative, eleganza e stile (pensiamo all'automobilismo, alla sartoria e alla moda, alla gioielleria, all'architettura), scienze naturali e mediche, tradizioni, cinema, musica, enogastronomia, sviluppo tecnologico.
Non trascuriamo il retaggio storico in campo monumentale, letterario, filosofico, musicale, artistico e le bellezze naturali e paesaggistiche. Dalla lista del patrimonio mondiale di 125 Paesi elaborata dall’Unesco risulta appunto che l’Italia è il Paese che detiene, a pari merito con la Cina, il maggiore patrimonio culturale del mondo, in termini di monumenti, musei, chiese, monasteri, palazzi e castelli, ma anche di beni paesaggistici. Seguono, ma a distanza, Spagna, Francia, Germania.
In conclusione: la cultura italiana affonda le sue radici in un passato ultra bimillenario ed e' ancora vitale e determinante nel processo di formazione della cultura contemporanea. E studiando il passato riusciamo a comprendere e affrontare il futuro. Eravamo all'apice della presenza storica duemila e più anni fa e lo siamo tuttora.
Quella italiana peraltro e' la base della civilta' cristiana nel mondo occidentale. Per converso, la Chiesa ha sempre fortemente aiutato l' italianita' a conservare la sua identita' al vertice storico mondiale.
Il più potente "collante" e "alveo" culturale che ha permesso questo prodigioso risultato e' stata la lingua, che ha mantenuto una linea di continuita', pur nella evoluzione delle diverse epoche, ed e' stata un determinante fattore di identità. Essa e' quindi un prezioso patrimonio da salvaguardare dalla minaccia di contaminazioni sbagliate che possano provocarne il declino.
Oggi, per la prima volta nella nostra storia, gli italiani, per parlare anche tra loro, usano a volte l'inglese: si comincia con gli anglicismi e gli americanismi dell'aziendalese e si finisce con il cercar di parlare nella lingua di Shakespeare, Faulkner ed Hemingway e non piu' in quella di Dante, Petrarca e Manzoni, evoluzione, sintesi e sublimazione, quest’ultima, delle diverse lingue popolari in cui si sono sempre espresse le nostre comunita' locali. Questo e' il vero segnale di una possibile rottura con il passato e una minaccia alla continuità ed alla rilevanza della nostra cultura.
Quanto all'Unione Europea, essa ci offre oggi non un'area culturale comune nella quale possa trovare espressione significativa anche la nostra cultura, ma solo un mercato comune di ordine economico. E questo aspetto, se non corretto, puo' essere solo il preludio di un appiattimento culturale molto negativo. Non era così all’inizio della storia della Comunità Europea.
Sintetizziamo ancora i quasi incredibili numeri del nostro patrimonio ambientale, culturale e artistico, secondo la scheda elaborata dal Cescat (Centro studi casa ambiente e territorio, di Assoedilizia):
- 100.000 chiese, cappelle, pievi, basiliche, cattedrali, templi;
- 2.400 castelli iscritti al catasto;
- 90.000 palazzi di rilevenza storico-artistico-monumentale, di cui 42.000 vincolati;
- 250.000 vedute, belvederi, luoghi-paesaggio di particolare pregio;
- 540 borghi storici, di cui 193 con meno di 2.000 abitanti;
- 35.000 ville;
- 3.000 musei;
- patrimonio arboreo di 12 miliardi di alberi (200 ogni abitante; 40.000 per chilometro quadrato);
- 24 parchi nazionali che coprono oltre 1,5 milioni di ettari tra terra e mare, pari al 5% del territorio nazionale;
- 6 milioni di ettari (pari al 20% del territorio nazionale) di aree sotto il controllo pubblico, tra coste, cime, terre e aree marine;
- 8.000 chilometri di coste con 171 porti turistici (105.000 ormeggi);
- 4.000 teatri.
In tale contesto, permettete che riserviamo un cenno particolare alla nostra Lombardia.
La Lombardia si pone, per numero di abitanti, per capacità imprenditoriale e culturale, sullo stesso piano di Paesi quali Svezia, Belgio, Austria e Svizzera. Conta 1.500 associazioni, ed è prima regione al mondo nel volontariato, fattore di sviluppo morale, civile, sociale ed economico. Conta dodici università, 2.200 biblioteche, 330 musei ed altrettanti teatri, e mostre e fiere di valenza mondiale.
Le università producono e trasmettono conoscenza puntando ad uno sviluppo non solo economico ma anche di miglioramento della qualità del vivere. Possiamo, grazie ad esse, attirare ingegni – come fece la Milano del Rinascimento con Leonardo da Vinci – per rinvigorire questo momento di particolare rinascimento che sta vivendo la regione Lombardia e fare di esso punto di forza per un analogo rinascimento di tutta l’Italia.
(Achille Colombo Clerici)
°°°°°
MM
°°°°°
Il nostro grande passato e’ il fondamento del nostro futuro. Su 125 Paesi, l’Italia, per l'Unesco, è primo Paese, insieme alla Cina, per patrimonio di beni culturali. E la difesa della lingua italiana è primo e fondamentale passo per salvaguardare e valorizzare tale identità culturale del nostro Paese.
L'Italia e' l'unico Paese del mondo occidentale, fra quelli che vantano una ultramillenaria civiltà, che riesca ad influenzare ancora, a livello mondiale, la cultura contemporanea.
I campi nei quali si esplica la nostra sfera di influenza sono molteplici: letteratura, arti figurative, eleganza e stile (pensiamo all'automobilismo, alla sartoria e alla moda, alla gioielleria, all'architettura), scienze naturali e mediche, tradizioni, cinema, musica, enogastronomia, sviluppo tecnologico.
Non trascuriamo il retaggio storico in campo monumentale, letterario, filosofico, musicale, artistico e le bellezze naturali e paesaggistiche. Dalla lista del patrimonio mondiale di 125 Paesi elaborata dall’Unesco risulta appunto che l’Italia è il Paese che detiene, a pari merito con la Cina, il maggiore patrimonio culturale del mondo, in termini di monumenti, musei, chiese, monasteri, palazzi e castelli, ma anche di beni paesaggistici. Seguono, ma a distanza, Spagna, Francia, Germania.
In conclusione: la cultura italiana affonda le sue radici in un passato ultra bimillenario ed e' ancora vitale e determinante nel processo di formazione della cultura contemporanea. E studiando il passato riusciamo a comprendere e affrontare il futuro. Eravamo all'apice della presenza storica duemila e più anni fa e lo siamo tuttora.
Quella italiana peraltro e' la base della civilta' cristiana nel mondo occidentale. Per converso, la Chiesa ha sempre fortemente aiutato l' italianita' a conservare la sua identita' al vertice storico mondiale.
Il più potente "collante" e "alveo" culturale che ha permesso questo prodigioso risultato e' stata la lingua, che ha mantenuto una linea di continuita', pur nella evoluzione delle diverse epoche, ed e' stata un determinante fattore di identità. Essa e' quindi un prezioso patrimonio da salvaguardare dalla minaccia di contaminazioni sbagliate che possano provocarne il declino.
Oggi, per la prima volta nella nostra storia, gli italiani, per parlare anche tra loro, usano a volte l'inglese: si comincia con gli anglicismi e gli americanismi dell'aziendalese e si finisce con il cercar di parlare nella lingua di Shakespeare, Faulkner ed Hemingway e non piu' in quella di Dante, Petrarca e Manzoni, evoluzione, sintesi e sublimazione, quest’ultima, delle diverse lingue popolari in cui si sono sempre espresse le nostre comunita' locali. Questo e' il vero segnale di una possibile rottura con il passato e una minaccia alla continuità ed alla rilevanza della nostra cultura.
Quanto all'Unione Europea, essa ci offre oggi non un'area culturale comune nella quale possa trovare espressione significativa anche la nostra cultura, ma solo un mercato comune di ordine economico. E questo aspetto, se non corretto, puo' essere solo il preludio di un appiattimento culturale molto negativo. Non era così all’inizio della storia della Comunità Europea.
Sintetizziamo ancora i quasi incredibili numeri del nostro patrimonio ambientale, culturale e artistico, secondo la scheda elaborata dal Cescat (Centro studi casa ambiente e territorio, di Assoedilizia):
- 100.000 chiese, cappelle, pievi, basiliche, cattedrali, templi;
- 2.400 castelli iscritti al catasto;
- 90.000 palazzi di rilevenza storico-artistico-monumentale, di cui 42.000 vincolati;
- 250.000 vedute, belvederi, luoghi-paesaggio di particolare pregio;
- 540 borghi storici, di cui 193 con meno di 2.000 abitanti;
- 35.000 ville;
- 3.000 musei;
- patrimonio arboreo di 12 miliardi di alberi (200 ogni abitante; 40.000 per chilometro quadrato);
- 24 parchi nazionali che coprono oltre 1,5 milioni di ettari tra terra e mare, pari al 5% del territorio nazionale;
- 6 milioni di ettari (pari al 20% del territorio nazionale) di aree sotto il controllo pubblico, tra coste, cime, terre e aree marine;
- 8.000 chilometri di coste con 171 porti turistici (105.000 ormeggi);
- 4.000 teatri.
In tale contesto, permettete che riserviamo un cenno particolare alla nostra Lombardia.
La Lombardia si pone, per numero di abitanti, per capacità imprenditoriale e culturale, sullo stesso piano di Paesi quali Svezia, Belgio, Austria e Svizzera. Conta 1.500 associazioni, ed è prima regione al mondo nel volontariato, fattore di sviluppo morale, civile, sociale ed economico. Conta dodici università, 2.200 biblioteche, 330 musei ed altrettanti teatri, e mostre e fiere di valenza mondiale.
Le università producono e trasmettono conoscenza puntando ad uno sviluppo non solo economico ma anche di miglioramento della qualità del vivere. Possiamo, grazie ad esse, attirare ingegni – come fece la Milano del Rinascimento con Leonardo da Vinci – per rinvigorire questo momento di particolare rinascimento che sta vivendo la regione Lombardia e fare di esso punto di forza per un analogo rinascimento di tutta l’Italia.
(Achille Colombo Clerici)
°°°°°
MM
Condividi questo articolo