Salvatore Mancuso è medico autorevolissimo e famoso da tanti anni, a livello nazionale ed all’estero, soprattutto nel campo della ostetricia e ginecologia. Ed è, fra l’altro, presidente del Comitato di Bioetica presso il Policlinico Gemelli di Roma. Pubblichiamo di seguito una sua recente conferenza di aggiornamento e divulgazione tenuta presso la Fondazione Palleschi per l’Aiuto all’Anziano, sul tema, sempre più diffuso per via del crescente invecchiamento della popolazione, relativo a “menopausa e andropausa”. L'accento particolare posto nella sua riflessione sull'andropausa è di particoalre interesse in quanto fino ad oggi incredibilmente trascurato da una opinione pubblica media più attenta al solo problema della menopausa.
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Sono due fasi della vita di ogni essere umano, che coincidono con l’esaurimento della funzione riproduttiva e si manifestano nei due sessi con modalità e decorsi differenti. Di regola compaiono dopo il quinto decennio e, stante la raggiunta aspettativa di vita che negli uomini, ma soprattutto nelle donne, in condizioni normali dovrebbe superare gli 80 anni, si calcola che in media si vive più di 30 anni in menopausa ed in andropausa.
Entrambe le condizioni nell’uomo e nella donna si accompagnano con segni e sintomi di disagio e talora di sofferenza, che spesso sfociano in una vera e propria sindrome, che risente di innumerevoli influenze, per lo più di carattere socio-antropologico e dipendenti da più fattori, quali lo stile di vita, l’armonia nell’ambito della famiglia, il livello culturale, gli interessi nati al termine dell’abituale attività lavorativa, il rapporto di coppia e lo stato di salute psico-fisico. Anche il fisico risente dei mutamenti che accompagnano l’interruzione dell’effetto degli ormoni sui diversi organi bersaglio, e più nella donna che nell’uomo.
Nella donna, infatti, la menopausa, cioè l’arresto della funzione ciclica ormonale e riproduttiva dell’ovaio, con scomparsa del periodico flusso mestruale, è carica di simbolismi e di significati per lo più negativi, a causa dei mutamenti che lei stessa avverte nel suo organismo ma anche alla sua stessa immagine. Infatti, la mestruazione ha dato da sempre il ritmo alla sua vita e la menopausa è ritenuta come la perdita dell’effige della femminilità, l’evento che apre le porte alla senescenza con le conseguenze di un’irrimediabile scomparsa dei paradigmi del fascino della gioventù e della bellezza muliebre. Oggi invece la menopausa giunge "nel mezzo del cammin" della vita della donna, che molto spesso vivrà in post-menopausa più anni che in età fertile.
Tutto ciò è dovuto essenzialmente alla scomparsa repentina degli ormoni femminili, gli estrogeni, che durante il periodo fertile sono prodotti dagli stessi follicoli ovarici che contengono anche gli ovociti, i gameti femminili, il cui numero in ciascuna donna è predeterminato durante la pubertà e, una volta esauritosi, cessano simultaneamente le due funzioni, sia quella ormonale e sia quella riproduttiva.
Nell’uomo, invece, le due funzioni sono separate: i gameti maschili, gli spermatozoi, sono prodotti nei tubuli seminiferi e poi convogliati nell’epididimo, mentre l’ormone maschile più attivo, il testosterone, è prodotto da altre strutture: le cellule di Leydig che sono del tutto separate e svincolate nella loro funzione da quelle che producono i gameti e le due attività non hanno la caratteristica della ciclicità ma funzionano in maniera continua. Per questo motivo un uomo potrebbe procreare anche in età avanzata e il suo ormone diminuisce molto gradualmente con l’età, dato che la sua produzione non si arresta bruscamente, come invece avviene nella donna con gli estrogeni.
Tutto ciò comporta che nell’uomo, oltre al mantenimento della capacità procreativa, persistono gli stimoli ormonali, a cui però non fa riscontro il mantenimento a lungo termine della funzione erettile e quindi l’andropausa si associa alla difficoltà di conservare a lungo l’esercizio attivo della sessualità e questo si può associare con uno stato depressivo a diversi livelli di intensità.
Nella donna questo non avviene, anche se spesso si verifica una progressiva riduzione della libido, dovuta sia alle nuove condizioni ormonali e sia alla distrofia delle mucose, che rende difficile e dolorosa l’attività sessuale. Insieme a questo consistente disagio, la menopausa si caratterizza con altri sintomi, che sono di natura psicologica, come il sopraggiungere di uno stato melanconico fino alla depressione, insonnia, nervosismo, difficoltà a socializzare e talora persino a mantenere l’abituale armonia familiare. Inoltre si manifestano disturbi metabolici, specie a carico del ricambio dei grassi e del calcio osseo, fino alla tendenza all’aumento di peso e alla comparsa dell’osteoporosi nei soggetti predisposti.
La farmacologia clinica ha prodotto numerose soluzioni a questi problemi di natura sia psicologica e comportamentale che fisica, tanto per la menopausa quanto per l’andropausa, e tra queste le più adottate sono la terapia ormonale sostitutiva in entrambi i sessi, e quella per la disfunzione erettile nell’uomo. E’ innegabile che in entrambi i casi le terapie devono essere personalizzate e calibrate con estrema attenzione, tenendo conto non solo della presenza di patologie concomitanti a carico dei vari organi ed apparati, ma anche delle predisposizioni sotto forma di disfunzioni latenti, che potrebbero esitare verso quelle patologie degenerative che sono proprie dell’età avanzata.
In assenza di controindicazioni relative ed assolute, la terapia ormonale in menopausa a basse dosi e con la giusta scelta delle combinazioni ormonali e della via di somministrazione, se eseguita con attenzione e con i dovuti controlli periodici, rappresenta un caposaldo che offre un sicuro beneficio, non solo per i sintomi fisici ma anche per l’effetto psicologico che produce. Purtroppo il suo impiego è stato limitato a causa di un’informazione che ha amplificato in modo esagerato i possibili rischi e minimizzato i benefici che si ottengono dal suo impiego attento e personalizzato, e questo soprattutto nella donna.
Nell’uomo la graduale riduzione dei livelli di testosterone si accompagna con sintomi meno vistosi ed improvvisi, tuttavia anch’essi carichi di disagio e di sofferenza. Gli organi ed apparati dove l’azione del testosterone è rilevante sono: il sistema nervoso, lo scheletrico, quello muscolare, il cardiocircolatorio e la cute. Si registrano anche alterazioni dell’umore e della funzione cognitiva, con facile irritabilità, nervosismo, depressione, insonnia e sensazione di malessere generale; inoltre scarsa capacità di concentrazione, deficit della memoria a breve termine, carenza di energia e forza fisica, riduzione graduale del desiderio sessuale e della capacità di ottenere e mantenere l’erezione. Si possono rilevare anche una diminuzione della massa muscolare, aumento del grasso a livello addominale ed osteoporosi con maggiore rischio di fratture. Altri effetti metabolici della carenza di testosterone sono rappresentati da modificazioni dei livelli del colesterolo, specie della frazione ad alta densità (HDL), con conseguente aumento del rischio di patologie cardiovascolari.
La terapia con basse dosi di testosterone sotto forma di gel per via transcutanea o per via parenterale di preparati a lento assorbimento somministrati con lunghi intervalli, giova molto e ristabilisce una condizione di salute psico-fisica soddisfacente. Il trattamento dovrà essere monitorato con estrema attenzione, con frequenti esami clinici e di laboratorio per verificare specialmente i livelli di colesterolo, del testosterone e della sua proteina vettrice (SHBG) e del PSA. L’impiego del Sildenafil Citrato e derivati per la terapia della disfunzione erettile in andropausa, a dosi appropriate e con estrema attenzione agli effetti collaterali, specie quelli dovuti ad interazioni con altri farmaci, ha indubbiamente cambiato la condizione di benessere e la vita di relazione dell’anziano.
Il confronto tra menopausa ed andropausa va quindi considerato in termini temporali e fisiologici ma, quando si rende necessario, con il tentativo di ristabilire quell’equilibrio alterato dal dissesto ormonale, che è causa di molteplici disturbi psico-fisici. Questa carenza deve essere ricomposta per riguadagnare il benessere, la gioia di vivere, il gradimento della propria immagine e la capacità di relazionarsi con gli altri.
Va ricordato che, come più volte affermato dagli esperti, le terapie ormonali sostitutive sono state studiate a lungo e presentano profili di sicurezza superiori a quelli di farmaci di largo impiego e simili a quelli delle preparazioni da banco vendute senza ricetta medica.
(Salvatore Mancuso)
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Sono due fasi della vita di ogni essere umano, che coincidono con l’esaurimento della funzione riproduttiva e si manifestano nei due sessi con modalità e decorsi differenti. Di regola compaiono dopo il quinto decennio e, stante la raggiunta aspettativa di vita che negli uomini, ma soprattutto nelle donne, in condizioni normali dovrebbe superare gli 80 anni, si calcola che in media si vive più di 30 anni in menopausa ed in andropausa.
Entrambe le condizioni nell’uomo e nella donna si accompagnano con segni e sintomi di disagio e talora di sofferenza, che spesso sfociano in una vera e propria sindrome, che risente di innumerevoli influenze, per lo più di carattere socio-antropologico e dipendenti da più fattori, quali lo stile di vita, l’armonia nell’ambito della famiglia, il livello culturale, gli interessi nati al termine dell’abituale attività lavorativa, il rapporto di coppia e lo stato di salute psico-fisico. Anche il fisico risente dei mutamenti che accompagnano l’interruzione dell’effetto degli ormoni sui diversi organi bersaglio, e più nella donna che nell’uomo.
Nella donna, infatti, la menopausa, cioè l’arresto della funzione ciclica ormonale e riproduttiva dell’ovaio, con scomparsa del periodico flusso mestruale, è carica di simbolismi e di significati per lo più negativi, a causa dei mutamenti che lei stessa avverte nel suo organismo ma anche alla sua stessa immagine. Infatti, la mestruazione ha dato da sempre il ritmo alla sua vita e la menopausa è ritenuta come la perdita dell’effige della femminilità, l’evento che apre le porte alla senescenza con le conseguenze di un’irrimediabile scomparsa dei paradigmi del fascino della gioventù e della bellezza muliebre. Oggi invece la menopausa giunge "nel mezzo del cammin" della vita della donna, che molto spesso vivrà in post-menopausa più anni che in età fertile.
Tutto ciò è dovuto essenzialmente alla scomparsa repentina degli ormoni femminili, gli estrogeni, che durante il periodo fertile sono prodotti dagli stessi follicoli ovarici che contengono anche gli ovociti, i gameti femminili, il cui numero in ciascuna donna è predeterminato durante la pubertà e, una volta esauritosi, cessano simultaneamente le due funzioni, sia quella ormonale e sia quella riproduttiva.
Nell’uomo, invece, le due funzioni sono separate: i gameti maschili, gli spermatozoi, sono prodotti nei tubuli seminiferi e poi convogliati nell’epididimo, mentre l’ormone maschile più attivo, il testosterone, è prodotto da altre strutture: le cellule di Leydig che sono del tutto separate e svincolate nella loro funzione da quelle che producono i gameti e le due attività non hanno la caratteristica della ciclicità ma funzionano in maniera continua. Per questo motivo un uomo potrebbe procreare anche in età avanzata e il suo ormone diminuisce molto gradualmente con l’età, dato che la sua produzione non si arresta bruscamente, come invece avviene nella donna con gli estrogeni.
Tutto ciò comporta che nell’uomo, oltre al mantenimento della capacità procreativa, persistono gli stimoli ormonali, a cui però non fa riscontro il mantenimento a lungo termine della funzione erettile e quindi l’andropausa si associa alla difficoltà di conservare a lungo l’esercizio attivo della sessualità e questo si può associare con uno stato depressivo a diversi livelli di intensità.
Nella donna questo non avviene, anche se spesso si verifica una progressiva riduzione della libido, dovuta sia alle nuove condizioni ormonali e sia alla distrofia delle mucose, che rende difficile e dolorosa l’attività sessuale. Insieme a questo consistente disagio, la menopausa si caratterizza con altri sintomi, che sono di natura psicologica, come il sopraggiungere di uno stato melanconico fino alla depressione, insonnia, nervosismo, difficoltà a socializzare e talora persino a mantenere l’abituale armonia familiare. Inoltre si manifestano disturbi metabolici, specie a carico del ricambio dei grassi e del calcio osseo, fino alla tendenza all’aumento di peso e alla comparsa dell’osteoporosi nei soggetti predisposti.
La farmacologia clinica ha prodotto numerose soluzioni a questi problemi di natura sia psicologica e comportamentale che fisica, tanto per la menopausa quanto per l’andropausa, e tra queste le più adottate sono la terapia ormonale sostitutiva in entrambi i sessi, e quella per la disfunzione erettile nell’uomo. E’ innegabile che in entrambi i casi le terapie devono essere personalizzate e calibrate con estrema attenzione, tenendo conto non solo della presenza di patologie concomitanti a carico dei vari organi ed apparati, ma anche delle predisposizioni sotto forma di disfunzioni latenti, che potrebbero esitare verso quelle patologie degenerative che sono proprie dell’età avanzata.
In assenza di controindicazioni relative ed assolute, la terapia ormonale in menopausa a basse dosi e con la giusta scelta delle combinazioni ormonali e della via di somministrazione, se eseguita con attenzione e con i dovuti controlli periodici, rappresenta un caposaldo che offre un sicuro beneficio, non solo per i sintomi fisici ma anche per l’effetto psicologico che produce. Purtroppo il suo impiego è stato limitato a causa di un’informazione che ha amplificato in modo esagerato i possibili rischi e minimizzato i benefici che si ottengono dal suo impiego attento e personalizzato, e questo soprattutto nella donna.
Nell’uomo la graduale riduzione dei livelli di testosterone si accompagna con sintomi meno vistosi ed improvvisi, tuttavia anch’essi carichi di disagio e di sofferenza. Gli organi ed apparati dove l’azione del testosterone è rilevante sono: il sistema nervoso, lo scheletrico, quello muscolare, il cardiocircolatorio e la cute. Si registrano anche alterazioni dell’umore e della funzione cognitiva, con facile irritabilità, nervosismo, depressione, insonnia e sensazione di malessere generale; inoltre scarsa capacità di concentrazione, deficit della memoria a breve termine, carenza di energia e forza fisica, riduzione graduale del desiderio sessuale e della capacità di ottenere e mantenere l’erezione. Si possono rilevare anche una diminuzione della massa muscolare, aumento del grasso a livello addominale ed osteoporosi con maggiore rischio di fratture. Altri effetti metabolici della carenza di testosterone sono rappresentati da modificazioni dei livelli del colesterolo, specie della frazione ad alta densità (HDL), con conseguente aumento del rischio di patologie cardiovascolari.
La terapia con basse dosi di testosterone sotto forma di gel per via transcutanea o per via parenterale di preparati a lento assorbimento somministrati con lunghi intervalli, giova molto e ristabilisce una condizione di salute psico-fisica soddisfacente. Il trattamento dovrà essere monitorato con estrema attenzione, con frequenti esami clinici e di laboratorio per verificare specialmente i livelli di colesterolo, del testosterone e della sua proteina vettrice (SHBG) e del PSA. L’impiego del Sildenafil Citrato e derivati per la terapia della disfunzione erettile in andropausa, a dosi appropriate e con estrema attenzione agli effetti collaterali, specie quelli dovuti ad interazioni con altri farmaci, ha indubbiamente cambiato la condizione di benessere e la vita di relazione dell’anziano.
Il confronto tra menopausa ed andropausa va quindi considerato in termini temporali e fisiologici ma, quando si rende necessario, con il tentativo di ristabilire quell’equilibrio alterato dal dissesto ormonale, che è causa di molteplici disturbi psico-fisici. Questa carenza deve essere ricomposta per riguadagnare il benessere, la gioia di vivere, il gradimento della propria immagine e la capacità di relazionarsi con gli altri.
Va ricordato che, come più volte affermato dagli esperti, le terapie ormonali sostitutive sono state studiate a lungo e presentano profili di sicurezza superiori a quelli di farmaci di largo impiego e simili a quelli delle preparazioni da banco vendute senza ricetta medica.
(Salvatore Mancuso)
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