E’ incerto, quasi imbarazzato, e mi guarda come per scrutare se io mi infastidisca o meno alla sua richiesta di aiuto, dato che è la seconda volta che si rivolge a me. Poi prende confidenza, vedendo il mio sorriso incoraggiante, e si fa avanti:
"Sa’, dotto’, io me scuso proprio, ma è quella stessa cosa che le accennai l’artra vorta: nun ci capisco nulla e ho l’impressione che quarcosa nun vada bene. Nun vojo pensa’ male, ma, sa’, con quello che se sente in giro, quarche banca dove miei amici avevano messo i loro risparmi… tutto in fumo… io vojo solo che me li custodiscano, 'sti risparmi… Sa’, pei figli… Ma nella banca nun ci capisco più nulla. Tant'anni fa te spiegaveno le cose pe' fattele capi', ora è come se proprio facessero apposta a nun fatte capì gnente. E non è solo questione de 'sta stronzata d'inglese, scusi… ma anche quanno parleno in italiano… Scusi, sa’, ma io capisco mejo er mi' cane… ”, fa con crescente coraggio che inizia a diventare indignazione a mano a mano che si accorge che io lo ascolterò fino in fondo.
La lettera che mi porge consiste di due fogli a stampa fitti fitti: e gli occhi, in mancanza di un titolo, mi cadono inevitabilmente sull’”oggetto” della lettera, rilevato in neretto e lungo due righe. Dice: “Proposta di modifica unilaterale di alcune delle condizioni economiche del Contratto Quadro del Conto Corrente, dei Servizi Aggiuntivi e delle Operazioni di Pagamento”.
“Addio - penso fra me, cercando di non tradire il pensiero per non angustiare l’interlocutore -: lo stanno fregando di nuovo”. Ma gli dico:
"Beh, vediamo: diamo un’occhiata a questa lettera, per capire bene, e poi magari ci rivolgiamo anche a qualcuno esperto di banca, e di cui fidarsi", gli dico rassicurante. E leggo ad alta voce, al suo fianco, quanto il suo istituto di credito gli dice:
“Gentile cliente, le scriviamo in merito al Conto Corrente numero…di cui lei è titolare. Negli ultimi anni significative modifiche hanno interessato il mercato monetario e il sistema economico nel suo complesso… Il principale indicatore di politica monetaria, il Depositi Facility Rate…”.
Prosegue per due pagine fitte e incomprensibili, questo testo dissennato, firmato da un tale Mario C…, che si qualifica come “Head of Private & Commercial Clients” (ma parlare in italiano no, signor C…? O almeno tradurre, dato che pretende di rivolgersi a italiani?”).
E più il testo prosegue, più le parole si gergalizzano e più l’astrusità del pensiero che celano è sospetta. Sì, mi pare che siamo proprio davanti a una solenne fregatura servita in guanti di velluto a questo poveretto e a chissà quanti altri clienti della banca: ma di quelle fregatura inferte talmente in punta di fioretto, fondate rocciosamente sulla consapevolezza che, salva una piccola minoranza della clientela, il povero che no, se non se ne intende un pochino, non le coglie, perché il cliente medio non capisce e non può capire questo linguaggio da imbecilli incravattati: intanto, perché infarcito di tecnicismi anglofoni mentre si parla a italofoni, e questo è segno di grossolana scorrettezza; in secondo luogo, questo vocabolario tecnicistico è così astruso e improprio che anche gli operatori professionali di banca lo hanno potuto apprendere soltanto dopo specifica preparazione ragionieristico-universitaria, che li ha fatti complessivamente più tonti, meno affidabili e in compenso più capaci di estorcere clausole-tranello ai clienti. Che è quello che piace sommamente agli incravattati dei piani alti della direzione bancaria.
Ma la sostanza… La sostanza cui questo linguaggio, a un tempo stupido e truffaldino, va a parare, la sostanza, ragazzi, è quella che fin dalle prime righe mi aspettavo: la banca sta dicendo al povero cliente frastornato e fregato, semplicemente, che dal 30 settembre… non soltanto non riceverà più alcun interesse per il suo deposito, ma sarà lui a pagare alla banca un costo per la custodia che la banca fa di tale suo deposito.
Ecco la fregatura: la banca prende in custodia i tuoi soldi, ne fa quello che vuole, cioè li investe (se è una banca seria), o li gioca sul mercato finanziario, se è meno seria, cioè ci guadagna in ogni caso, come ogni altro imprenditore che investe o specula, e invece di pagarti, o almeno di garantirti la restituzione piena della somma a tua richiesta, ti chiede… di essere pagata!
Orsono una ventina di anni fa ero in vacanza da qualche parte delle Dolomiti e ricordo che vicino a me, in una passeggiata calma di sentiero, un amico della Brianza, conosciuto in quei giorni, mi disse: “ Caro signore, ma cosa crede che ci sia dietro la lentissima ma continua diminuzione degli interessi che la banca riconosce ai Suoi risparmi, e che lei lamenta? C’è un disegno precisissimo: passetto per passetto li ridurranno a zero, questi interessi, e poi sarà lei a dover pagare la banca per la semplice custodia dei Suoi risparmi. In Svizzera già succede, sa’? Lo lasci dire a me, che lavoro in banca…”.
Mi era parso veritiero ma anche un poco esagerato e pessimista, quel signore: pensavo che sì, le banche avrebbero progressivamente ridotto ancora e limato i tassi di interesse riconosciuti ai clienti che la finanziavano con i loro risparmi: ma con buon senso ed equità, cioè fino a un certo punto. Mi sbagliavo. Le banche non hanno né buonsenso né equità.
Se ci penso… è proprio inevitabile: mi viene alla mente il grande Enrico Brignano e la sua parodia del rapporto fra cittadino e banca. E’ la scena esilarante del “signor Brignani con la o”, che tutti conoscerete, e che comunque vi invito a rivedere: perché è proprio come lui dice; la banca di oggi e il suo rapporto con i cittadini sono così. Competenza e falsità si servono e si rinforzano a vicenda. Parte della nostra storica e bellissima economia pubblica italiana è falsificata da un mercato che ha obnubilato il senso morale e del bene comune, e mantenuto soltanto l’odore putrescente degli affari nascosti e per pochi.
No, banca, non sei onesta e, in fondo e nel lungo periodo, neanche intelligente. Sei giocattolo di un ristretto grumo di pescecani criminosi che sanno di essere scaltri e sono pronti a corrompere e farsi corrompere. Probabilmente alla lunga finiranno male anche loro, insieme con te. Tu comunque non meriti più la fiducia delle persone oneste. Sarà meglio che ci orientiamo a rivedere il tuo ruolo, la tua pelle, la tua natura, affinchè torni degna di una economia a misura di civiltà, prima che sia troppo tardi.
E al povero cittadino fregato di nuovo a partire dal 30 settembre… lo farò spiegare bene, tecnicamente, da uno degli ancora esistenti, anche se silenziosi e impauriti, operatori di banca onesti.
(Giuseppe Ecca)
"Sa’, dotto’, io me scuso proprio, ma è quella stessa cosa che le accennai l’artra vorta: nun ci capisco nulla e ho l’impressione che quarcosa nun vada bene. Nun vojo pensa’ male, ma, sa’, con quello che se sente in giro, quarche banca dove miei amici avevano messo i loro risparmi… tutto in fumo… io vojo solo che me li custodiscano, 'sti risparmi… Sa’, pei figli… Ma nella banca nun ci capisco più nulla. Tant'anni fa te spiegaveno le cose pe' fattele capi', ora è come se proprio facessero apposta a nun fatte capì gnente. E non è solo questione de 'sta stronzata d'inglese, scusi… ma anche quanno parleno in italiano… Scusi, sa’, ma io capisco mejo er mi' cane… ”, fa con crescente coraggio che inizia a diventare indignazione a mano a mano che si accorge che io lo ascolterò fino in fondo.
La lettera che mi porge consiste di due fogli a stampa fitti fitti: e gli occhi, in mancanza di un titolo, mi cadono inevitabilmente sull’”oggetto” della lettera, rilevato in neretto e lungo due righe. Dice: “Proposta di modifica unilaterale di alcune delle condizioni economiche del Contratto Quadro del Conto Corrente, dei Servizi Aggiuntivi e delle Operazioni di Pagamento”.
“Addio - penso fra me, cercando di non tradire il pensiero per non angustiare l’interlocutore -: lo stanno fregando di nuovo”. Ma gli dico:
"Beh, vediamo: diamo un’occhiata a questa lettera, per capire bene, e poi magari ci rivolgiamo anche a qualcuno esperto di banca, e di cui fidarsi", gli dico rassicurante. E leggo ad alta voce, al suo fianco, quanto il suo istituto di credito gli dice:
“Gentile cliente, le scriviamo in merito al Conto Corrente numero…di cui lei è titolare. Negli ultimi anni significative modifiche hanno interessato il mercato monetario e il sistema economico nel suo complesso… Il principale indicatore di politica monetaria, il Depositi Facility Rate…”.
Prosegue per due pagine fitte e incomprensibili, questo testo dissennato, firmato da un tale Mario C…, che si qualifica come “Head of Private & Commercial Clients” (ma parlare in italiano no, signor C…? O almeno tradurre, dato che pretende di rivolgersi a italiani?”).
E più il testo prosegue, più le parole si gergalizzano e più l’astrusità del pensiero che celano è sospetta. Sì, mi pare che siamo proprio davanti a una solenne fregatura servita in guanti di velluto a questo poveretto e a chissà quanti altri clienti della banca: ma di quelle fregatura inferte talmente in punta di fioretto, fondate rocciosamente sulla consapevolezza che, salva una piccola minoranza della clientela, il povero che no, se non se ne intende un pochino, non le coglie, perché il cliente medio non capisce e non può capire questo linguaggio da imbecilli incravattati: intanto, perché infarcito di tecnicismi anglofoni mentre si parla a italofoni, e questo è segno di grossolana scorrettezza; in secondo luogo, questo vocabolario tecnicistico è così astruso e improprio che anche gli operatori professionali di banca lo hanno potuto apprendere soltanto dopo specifica preparazione ragionieristico-universitaria, che li ha fatti complessivamente più tonti, meno affidabili e in compenso più capaci di estorcere clausole-tranello ai clienti. Che è quello che piace sommamente agli incravattati dei piani alti della direzione bancaria.
Ma la sostanza… La sostanza cui questo linguaggio, a un tempo stupido e truffaldino, va a parare, la sostanza, ragazzi, è quella che fin dalle prime righe mi aspettavo: la banca sta dicendo al povero cliente frastornato e fregato, semplicemente, che dal 30 settembre… non soltanto non riceverà più alcun interesse per il suo deposito, ma sarà lui a pagare alla banca un costo per la custodia che la banca fa di tale suo deposito.
Ecco la fregatura: la banca prende in custodia i tuoi soldi, ne fa quello che vuole, cioè li investe (se è una banca seria), o li gioca sul mercato finanziario, se è meno seria, cioè ci guadagna in ogni caso, come ogni altro imprenditore che investe o specula, e invece di pagarti, o almeno di garantirti la restituzione piena della somma a tua richiesta, ti chiede… di essere pagata!
Orsono una ventina di anni fa ero in vacanza da qualche parte delle Dolomiti e ricordo che vicino a me, in una passeggiata calma di sentiero, un amico della Brianza, conosciuto in quei giorni, mi disse: “ Caro signore, ma cosa crede che ci sia dietro la lentissima ma continua diminuzione degli interessi che la banca riconosce ai Suoi risparmi, e che lei lamenta? C’è un disegno precisissimo: passetto per passetto li ridurranno a zero, questi interessi, e poi sarà lei a dover pagare la banca per la semplice custodia dei Suoi risparmi. In Svizzera già succede, sa’? Lo lasci dire a me, che lavoro in banca…”.
Mi era parso veritiero ma anche un poco esagerato e pessimista, quel signore: pensavo che sì, le banche avrebbero progressivamente ridotto ancora e limato i tassi di interesse riconosciuti ai clienti che la finanziavano con i loro risparmi: ma con buon senso ed equità, cioè fino a un certo punto. Mi sbagliavo. Le banche non hanno né buonsenso né equità.
Se ci penso… è proprio inevitabile: mi viene alla mente il grande Enrico Brignano e la sua parodia del rapporto fra cittadino e banca. E’ la scena esilarante del “signor Brignani con la o”, che tutti conoscerete, e che comunque vi invito a rivedere: perché è proprio come lui dice; la banca di oggi e il suo rapporto con i cittadini sono così. Competenza e falsità si servono e si rinforzano a vicenda. Parte della nostra storica e bellissima economia pubblica italiana è falsificata da un mercato che ha obnubilato il senso morale e del bene comune, e mantenuto soltanto l’odore putrescente degli affari nascosti e per pochi.
No, banca, non sei onesta e, in fondo e nel lungo periodo, neanche intelligente. Sei giocattolo di un ristretto grumo di pescecani criminosi che sanno di essere scaltri e sono pronti a corrompere e farsi corrompere. Probabilmente alla lunga finiranno male anche loro, insieme con te. Tu comunque non meriti più la fiducia delle persone oneste. Sarà meglio che ci orientiamo a rivedere il tuo ruolo, la tua pelle, la tua natura, affinchè torni degna di una economia a misura di civiltà, prima che sia troppo tardi.
E al povero cittadino fregato di nuovo a partire dal 30 settembre… lo farò spiegare bene, tecnicamente, da uno degli ancora esistenti, anche se silenziosi e impauriti, operatori di banca onesti.
(Giuseppe Ecca)
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