Metafora della vita, il treno e il suo viaggio. Dove siamo diretti con la nostra esistenza complessiva? Può darsi che, concentrati semplicemente intorno a noi stessi all’interno del vagone nel quale ci troviamo, rischiamo di perdere il senso totale del viaggio e di quanto vive anche fuori del nostro treno? Valentina Tuccella ci invita con la forza delicata della sua immaginazione anche poetica a fermare la nostra attenzione sulla totalità dell’esistenza (il treno della vita) e dei suoi significati.
Quando arrivi per la prima volta in una stazione non sai dove questo viaggio ti porterà. Sei solo,
così inesperto, in mezzo ad una folla sconosciuta…
Quando sali per la prima volta su un treno ti guardi intorno, in cerca di un viso amico. Controlli le
tasche, il biglietto, le monete.
Quando il viaggio inizia ti accorgi del percorso così lungo e lineare, e ti chiedi se sarà
lo stesso per tutti i passeggeri. Un viaggio già scritto, già vissuto, già raccontato.
Quando socchiudi gli occhi e ti lasci dondolare dal lento andare del treno immagini anche come sarà
la meta, cosa farai, chi incontrerai; e non ti accorgi di non riconoscere ancora la tua stessa
immagine riflessa sul finestrino.
Quando il treno arriva alla prima fermata sei pensieroso; potresti scendere adesso: in fondo,
perché arrivare così lontano? E poi molti stanno scendendo qui. Ma il treno riparte e tu stai
ancora lì a pensare. Non credevi ci fossero dei bivi, delle fermate, altre destinazioni.
Come sta diventando complicato, questo viaggio...
Al primo sobbalzare del treno sussulti e ti spaventi. La macchina si blocca improvvisamente. Che
sfortunato intoppo: non era previsto... Ci vorrà una lunga attesa. Come sta diventando, questo viaggio…
Ed ecco che il treno riparte, con il buio alle spalle, e sembra raggiungere il sole. Il tempo è
trascorso e tu hai pensato, meditato, sofferto, all'interno di quel vagone-treno.
Quando impari a coordinare il respiro, allora apri gli occhi e vedi anche fuori dal finestrino: che bel
paesaggio!
Non me ne ero mai accorta. Ero intenta a guardare all'interno del vagone dei miei pensieri.
Il paesaggio è lì fuori, la natura brulica di vita e forse è arrivato il momento di scendere.
Di raggiungere la meta.
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Quando arrivi per la prima volta in una stazione non sai dove questo viaggio ti porterà. Sei solo,
così inesperto, in mezzo ad una folla sconosciuta…
Quando sali per la prima volta su un treno ti guardi intorno, in cerca di un viso amico. Controlli le
tasche, il biglietto, le monete.
Quando il viaggio inizia ti accorgi del percorso così lungo e lineare, e ti chiedi se sarà
lo stesso per tutti i passeggeri. Un viaggio già scritto, già vissuto, già raccontato.
Quando socchiudi gli occhi e ti lasci dondolare dal lento andare del treno immagini anche come sarà
la meta, cosa farai, chi incontrerai; e non ti accorgi di non riconoscere ancora la tua stessa
immagine riflessa sul finestrino.
Quando il treno arriva alla prima fermata sei pensieroso; potresti scendere adesso: in fondo,
perché arrivare così lontano? E poi molti stanno scendendo qui. Ma il treno riparte e tu stai
ancora lì a pensare. Non credevi ci fossero dei bivi, delle fermate, altre destinazioni.
Come sta diventando complicato, questo viaggio...
Al primo sobbalzare del treno sussulti e ti spaventi. La macchina si blocca improvvisamente. Che
sfortunato intoppo: non era previsto... Ci vorrà una lunga attesa. Come sta diventando, questo viaggio…
Ed ecco che il treno riparte, con il buio alle spalle, e sembra raggiungere il sole. Il tempo è
trascorso e tu hai pensato, meditato, sofferto, all'interno di quel vagone-treno.
Quando impari a coordinare il respiro, allora apri gli occhi e vedi anche fuori dal finestrino: che bel
paesaggio!
Non me ne ero mai accorta. Ero intenta a guardare all'interno del vagone dei miei pensieri.
Il paesaggio è lì fuori, la natura brulica di vita e forse è arrivato il momento di scendere.
Di raggiungere la meta.
(Valentina Tuccella)