DemocraziaComunitaria non intende prendere posizione se non su problemi, piccoli o grandi che siano, il cui significato sia effettivamente e sostanzialmente collegato con il bene comune e con la centralità valoriale della persona umana. Coerente a tale spirito ci è sembrato il comunicato da essa emesso oggi.
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La maggioranza di governo ha proposto e fatto approvare dal parlamento la riforma che riduce la consistenza numerica del parlamento nazionale, composto oggi, come è noto, da 630 deputati e 315 senatori, oltre i senatori a vita.
Lo ha fatto con una metodologia infantilmente irresponsabile, come se si trattasse di una leggina su problema secondario o provvisorio del paese, e non di un aspetto sostanziale del nostro assetto istituzionale e democratico. Lo ha fatto anche elitariamente e senza alcun sostanziale dibattito della opinione pubblica nazionale.
Per reagire a tale immaturità e scorrettezza di metodo è stata assunta da un gruppo di cittadini autorevoli, facenti parte anche di realtà di ispirazione cristiana, la iniziativa di un referendum che annulli tale riforma.
DemocraziaComunitaria ribadisce peraltro quanto sempre sostenuto, e cioè che va nettamente distinto il metodo scorretto ed irresponsabile utilizzato dal governo per proporre questa riforma, dal merito della riforma stessa: la riduzione del numero abnorme dei componenti il parlamento nazionale resta necessaria e del resto viene proposta da moltissimi anni da studiosi e cittadini di ogni condizione e grado culturale e responsabilità sociale, oltre che da noi.
DemocraziaComunitaria ha fra l’altro sempre ampiamente spiegato le ragioni storiche, culturali, politologiche, e anche di semplice efficacia ed efficienza della funzione legislativa e dei concetti di rappresentanza e rappresentatività, per le quali il numero dei parlamentari va ridotto.
Inoltre, poiché si sente a volte fare richiamo, da parte di chi è contrario alla riduzione del numero dei parlamentari, alle decisioni assunte a suo tempo dai padri costituenti, DemocraziaComunitaria ribadisce che il pensiero dei padri costituenti, per chi conosca bene i lavori ed il dibattito dell’Assemblea costituente, era lontanissimo dal considerare la tecnicalità del numero dei parlamentari come facente parte dei principi e valori costituzionali.
Infine, DemocraziaComunitaria ricorda il dovere di tutti gli italiani democratici, a qualunque orientamento partitico appartengano, di agire non pro o contro uno o altro governo o maggioranza parlamentare, ma per la lunga prospettiva del bene comune. Per il quale, a settant’anni dalla nascita della Costituzione, la riduzione dell’abnorme e costosissimo numero dei parlamentari è dovere di limpida salubrità istituzionale.
Resterà ulteriormente da affrontare, su questa delicatissima tematica, l’ancor più cruciale questione del sistema elettorale. E lo faremo.
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MM
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