Economia e società

L'UOMO DI MARKETING E LA VARIANTE LIMONE

Walter Fontana scrisse “L’uomo di marketing e la variante limone”, da cui traiamo il piccolo brano che segue, moltissimi anni fa, quando l’economia finanziarizzata aveva ormai già asservito di fatto l’economia reale, il dio dollaro aveva  già ucciso il valore persona, l’università aveva già tolto di mezzo il ricordo di Keynes, Olivetti era stato già espropriato da Debenedetti, a Bruxelles erano già insediati i bocconiani, l’uso dell’inglese commerciale aveva già soppiantato il buonsenso di tutte le lingue, il maestro di economia Federico Caffè non conversava più con gli studenti dell’Università, la buona condotta non veniva più considerata importante ai fini della promozione scolastica.
 
Fu allora che, come quasi sempre accade, di fronte ai disastrosi risultati di tanta “efficienza modernizzatrice”, cominciarono a manifestarsi anche i primi risvegli di coscienza, le prime analisi deluse sui risultati di tale intronizzazione dell’aziendalismo, i primi ripensamenti sulla dubitabile sapienza bocconiana, e sul marketing manipolativo, e sui diagrammi di budget... Walter Fontana fu testimone attivo e diretto di questo avvio di ripensamento.
 
A dire il vero si tratta di un movimento di ripensamento ancora in mare alto: ci vorrà ancora del tempo per compierlo, ci saranno ancora, come ci sono, tante resistenze. Ma intanto… accogliamo l’invito di Walter Fontana a considerare quanto si possa finir tristemente a idolatrare spread, andamento di borsa, Nasdac, burocrazia di Bruxelles, società di rating, marketing subliminale, e simili.
 
 
°°°°°
 
 
L‘uomo di marketing si sente come un piede dopo ventiquattro ore di adidas torsion. Ha la testa gonfia di numeri, frasi e umori pestilenziali. Ne parlo in terza persona perché è come se mi vedessi dalla finestra di fronte con un cannocchiale, ma sono io l’uomo di marketing.
 
Sono ingorgato di carte, caffè, diagrammi, prodotti col loro prezzo. Scatolette con gli artigli per squartare il ventre della concorrenza, zerovirgola, schermate del computer.
 
Tutto interessante, tutto inutile.
 
L’uomo di marketing appoggia la testa contro una superficie qualsiasi. Visto dal cannocchiale sembra uno che ha avuto una notizia importante durante il giorno e adesso che è sera non se la ricorda più.
 
C’è un uomo in ogni uomo di marketing?
 
Intendo dire, milioni di anni fa è partito dallo stesso ceppo degli altri esseri umani o proprio nasce da una specie a parte? Forse è esistita una scimmia di marketing da cui derivo io.
 
Dico ai colleghi: risparmio energie, volevo fare il jazzista. Vado a casa e suono il jazz in un modo schifoso. Mi avrebbero fischiato pure i cani.
 
Quello che veramente voglio fare è: stare seduto davanti alla Tv a sgranocchiare caramelle senza zucchero, una dopo l’altra, sentire che si attaccano tutte insieme in un grumo sui molari di sopra. E poi staccarle con un colpo secco dei molari di sotto.
 
Questo è il mio ideale.
 
Oppure fare l’ospite in Tv per sempre, vivere il resto della vita in uno dei programmi della fascia pomeridiana che sono i più facili, un programma contenitore dove non devi fare niente. L’unica cosa che spero è che non mi diano mai il microfono, perché poi non c’è niente di più triste dell’ospite che ha finito di parlare e il conduttore si allontana e dice “passiamo ad altro”.
 
                                                                                                                             (Walter Fontana)
 


Condividi questo articolo