Società

LA VERGOGNA DEL RAZZISMO: MA SOPRATTUTTO LA SUA STUPIDITA'

Le diversità. L'educazione alle diversità è, in fondo, l'educazione all'umanità ed alla comunità. Si tratta dell'inizio di ogni processo educativo. Più alta è l'educazione al rispetto delle diversità accompagnata da contenuti valoriali, più alta è la civiltà. Il gerontologo Massimo Palleschi chiarisce la zona di confine in cui si aggira il pericolo di scantonamento che può portare a forme di razzismo. 

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La vergogna del razzismo si combatte con l’accettazione e la valorizzazione delle diversità, non con la loro negazione.

Si tratta comunque di un argomento che suscita forti contrapposizioni, dal momento che il razzismo, e cioè l’odio preconcetto verso una determinata etnia, è il principale responsabile di due tra le pagine più buie della storia dell’umanità: lo schiavismo ed il genocidio di diverse popolazioni.

E’ comprensibile come di fronte a questi orrori, resi possibili per l’aberrante opinione dell’esistenza non solo di etnie diverse, ma di razze inferiori o addirittura subumane, ogni discorso sulle diversità diventi quanto mai arduo. Però la ragione ci deve consigliare a non farci condizionare, nell’esaminare il problema delle diverse etnie, dalle farneticazioni di un pazzo criminale come Hitler, relative alla presunta inferiorità di alcune razze umane.

Secondo il mio parere tutti i movimenti e le correnti di opinioni che giustamente considerano il razzismo come una degradazione del pensiero e del comportamento umano, dovrebbero prescindere dal problema dell’esistenza delle razze umane, che di per sé non ha nulla a che fare con il razzismo. In senso biologico l’uomo a tutti gli effetti è un animale, e nessuno nega l’esistenza delle razze all’interno delle varie specie animali. Né sembra valida l’obiezione che le differenze razziali degli animali, valutate da un punto di vista genomico, sono superiori a quelle riscontrabili nella specie umana (nelle razze canine, ad esempio, si hanno delle differenze del Dna cento volte superiori a quelle osservate nelle diverse etnie dell’uomo).

Ad avvalorare la scarsa diversità dei vari gruppi etnici si porta anche il dato che nei trapianti di organi la reazione anticorpale e il conseguente problema del rigetto non presentano differenze significative tra le persone bianche e nere. Le analogie e le differenze tra organismi viventi e tra soggetti della stessa specie (anche umana ovviamente) sono presenti e distribuite in maniera comunque non sempre facilmente comprensibile. E’ compito degli esperti del settore di cercare di analizzarle tutte in perfetta libertà e senza alcun pregiudizio.

Nonostante quanto ho appena accennato, i genetisti sono contrarissimi ad ammettere l’esistenza di razze umane. E’ vero semplicemente che ognuno di noi è diverso dall’altro. Basti pensare alle impronte digitali diverse negli oltre sette miliardi di persone che popolano il nostro Pianeta. Diversi possono essere i tratti somatici, come il colore della pelle, diversi possono essere caratteri non somatici, ugualmente importanti, e tra questi i vari atteggiamenti, comportamenti e modi di pensare e di sentire. Come non citare in quest’ambito le diversità del sentimento religioso che hanno determinato tremendi conflitti e tanto spargimento di sangue?
 
In realtà è la diversità, qualunque forma di diversità, che può far paura ed essere fonte di discriminazione, di disprezzo, di odio. Ed è su questo versante che noi dobbiamo rivolgere tutta la nostra attenzione, cercando di promuovere una cultura  che veda nella diversità una fonte di arricchimento.

Insomma, non è la differenza del Dna a generare mostruose discriminazioni, ma è l’irrazionale non accettazione della diversità a scatenare i putiferi che hanno disonorato la storia dell’umanità. Secondo il mio parere la chiave di volta di questo complesso problema risiede nel rispetto della persona indipendentemente da ogni caratteristica  antropologica e genomica.

Un atteggiamento di contrarietà, di disappunto, di discriminazione  fino al disprezzo, si ha spesso, del resto, non solo verso gruppi di persone di etnie diverse  ma verso i gruppi più disparati anche all’interno della stessa etnia, compreso a volte il gruppo degli anziani. Mi rendo conto che paragonare la diversità della condizione anziana, rispetto al mondo dei giovani, alle differenze etniche, può essere paradossale, ma è una analogia che è stata fatta e che si collega al concetto di ageismo. Il termine “ageism”, coniato nel 1969 da un gerontologo statunitense, Robert Butler, indica appunto la presenza di un atteggiamento quasi istintivo, immotivato, di contrarietà, di discriminazione verso tutto ciò che ha a che fare con l’età avanzata.

Prescindendo dagli anziani e ritornando più specificamente al problema dell’esistenza delle razze, vorrei aggiungere che da un punto di vista biologico l’argomento va inquadrato nel meraviglioso e complesso intrecciarsi di fenomeni ereditari ed acquisiti (cioè ambientali). Si tratta di un’analisi difficile, che va condotta con rigore e razionalità, ma che non ci deve far dimenticare la nostra provenienza e il meraviglioso ed unitario cammino della nostra specie umana.

Noi homo sapiens siamo in realtà tutti africani e, spinti dal bisogno e dalla curiosità, abbiamo dato il via all’impetuosa colonizzazione del pianeta: l’Europa e l’Asia forse intorno a 55 mila anni fa, le Americhe forse più o meno 30mila anni fa. In sostanza siamo tutti discendenti dell’Homo sapiens africano, compreso “ l’ariano di razza pura”, alla faccia dell’imbianchino di Vienna. Potremmo anche aggiungere che alla luce di quanto ho appena accennato siamo tutti “bastardi” e meticci, frutto di incroci e migrazioni. Ma a chi è razzista (forse sarebbe preferibile dire xenofobo) non interessa molto se le differenze abbiano una base biologica o antropologica-culturale,  se siano molto antiche o comparse più recentemente , se siano isolate o accompagnate da tante altre caratteristiche. I razzisti avvertono solo che sono in presenza di qualcosa di sgradevole, che intendono contrastare ad ogni costo con i metodi più primitivi e brutali.

La discussione sul problema e sulle caratteristiche delle diverse etnie va impostata nella maniera più razionale possibile: un’analisi al massimo può essere sbagliata e in tal caso andrebbe confutata sulla base di precise argomentazioni e non con uno spirito ed un linguaggio da crociata, che male si addicono ad un tema di carattere scientifico. In quanto tale, la negazione delle diversità non ha senso e oltretutto va in direzione opposta a quanto emerge dalle conoscenze attuali. Infatti nella moderna Medicina si sta sviluppando sempre di più il ruolo della cosiddetta  Medicina personalizzata che amplifica, identifica e valorizza le diversità non solo tra popolazioni diverse, ma anche tra persone della stessa popolazione.
Le differenze tra organismo ed organismo possono essere così rilevanti, anche in soggetti apparentemente molto simili,  che persino la risposta ai farmaci può essere diversa. Questa multiformità di reazione costituisce la base della farmacogenetica, che avrà sempre più notevoli ripercussioni nell’ambito della clinica e della farmacoterapia.

Tutto questo ci deve inorgoglire per la ragione che facciamo parte di un mondo meraviglioso, straordinariamente complesso, popolato da creature  tanto simili e nello stesso tempo tanto diverse, che dobbiamo cercare di comprendere ed amare.
                                                                                          

                                                                                                                                                             (
Massimo Palleschi) 
                                                                                                     
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