Adc-Agenzia di Democrazia Comunitaria

ELEZIONI D'ABRUZZO: AL DI LA' DEI BATTIBECCHI

Siamo cittadini responsabili e attivi e ci sembra conseguentemente giusto seguire anche la vicenda politica del nostro paese e della sua democrazia. La citazione del commento di "Democrazia Comunitaria" al risultato elettorale d'Abruzzo, in questo quadro, vuole stimolare, ove i lettori lo gradiscano, un costruttivo di battito sul bene comune del nostro paese anche sotto questo profilo
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Ma che importanza si è mai convinti che possa avere il continuare a commentare gli esiti elettorali in modo reciprocamente avvelenato, sempre astiosamente ostile verso gli avversari, vincitori o sconfitti che siano? E’ un costume soltanto negativo, e soprattutto diseducativo per la cultura democratica. Un costume che appartiene sostanzialmente a tutte le attuali formazioni politiche senza eccezione alcuna, da molti anni a questa parte.
 
A noi preme piuttosto osservare la oggettiva realtà dei fatti, in questo caso quelli della tornata elettorale abruzzese, che mette in primo luogo davanti ai nostro occhi, ancora una volta, la molto scarsa affluenza alle urne: appena poco più del 50% degli elettori è andato a votare. Brutta china, questa, per la pratica democratica. Davvero brutta. Soprattutto per un motivo semplice: meno elettori partecipano al voto, più viene facilitato il lavoro oscuro delle cosche organizzate, o anche soltanto dei semplici gruppi organizzati di interesse, e meno rilevante diventa il peso del reale e complessivo “bene comune”. Noi, personalmente e come Democrazia Comunitaria, ci preoccupiamo tutte le volte che la partecipazione al voto scende al di sotto del 90%. Restare sempre al di sopra di questa percentuale è l’obiettivo ideale di Democrazia Comunitaria per l’Italia.
 
In secondo luogo, ci sembra doveroso prendere oggettivamente atto del largo successo ottenuto, sia pure dentro la citata percentuale scarsa di votanti, dalla coalizione di centrodestra, e specificamente dal candidato proposto per essa da Fratelli d’Italia. Ne prendiamo atto e gli auguriamo sinceramente buon lavoro per il bene dell’Abruzzo: e vigileremo attivamente sul positivo svolgimento del relativo mandato. Approveremo le cose positive che farà e lo sosterremo in esse, lotteremo contro quelle negative che dovesse proporre o fare.
 
Restiamo preoccupati, d’altro lato, della china non positiva confermata dal Partito Democratico, convinti come siamo che al crescere di una forza sempre più coesa del centrodestra – così ci sembra ragionevole presumere - la dialettica democratica debba giovarsi del confronto con una forza alternativa non meno strutturata e consistente. Pensiamo in verità che il Partito Democratico  debba concentrare ora su se stesso i suoi sforzi, cioè sul proprio lavoro interno di ricostruzione di una identità sociale e culturale forte presso la sua base sociale, piuttosto che sulle acrimoniose e aprioristiche accuse agli avversari.
 
Quanto al Movimento Cinquestelle, che esce sconfitto dalla tornata elettorale, esso deve semplicemente decidersi ad effettuare il passaggio strutturale verso la configurazione di un vero partito organizzato, organicamente raccolto intorno a una esperienza di democrazia associativa vera e localmente diffusa fra la gente: la brillantezza delle recitine eleganti in tv su temini preconfezionati che paiono imparati a memoria prima di entrare in camerino, non rende quanto la austera serietà delle analisi dei problemi e della relativa organicità di valutazioni che bisogna imparare a fare, studiando con serietà e continuità i problemi. Se si vuole avere la maturità necessaria per governare.
 
Infine: abbiamo visto comparire, sullo sfondo dei vistosi manifesti elettorali affissi nelle sedi in cui la campagna elettorale è stata vigilata e governata, anche l’antico e glorioso scudocrociato di quella che fu la storica Democrazia Cristiana. Non sappiamo neanche chi lo rappresenti, ormai, quello scudocrociato tirato a brandelli da un nugolo di piccoli e mediocri pesci pescatori senza oggettiva speranza (no, non vogliamo chiamarli pescecani: qualcuno lo è, ma la maggior parte sono solo mediocri pesciolini senza arte né parte, in un mare di cui dimostrano di neppure conoscere l’acqua). Informazioni non sappiamo ancora quanto definitive ci dicono che i suoi specifici suffragi si sarebbero aggirati intorno al 2%. La facile tentazione, per gli aspiranti eredi dello scudocrociato, davanti a un risultato simile, può essere quella di continuare la malinconica prosopopea autolaudativa e speranzosa, senza entrare mai nel nerbo vero (e temuto nei fatti, ci sembra, da quasi tutti questi veterodemocristiani) di questa presenza nel mondo politico italiano attuale: che è la semplice e profonda necessità di costituire un esempio diverso e superiore di pratica democratica e di testimonianza valoriale fra i cittadini. Quella che vuole essere, appunto, la caratteristica saliente di Democrazia Comunitaria. 
 

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