Prendiamo il “pezzo” di cronaca così come ci viene trasmesso. Ci pare civicamente utile e bello segnalarlo: un caso di resistenza umile ma incrollabile contro lo strapotere danaroso di chi in danaro vuole trasformare tutto, anche a costo di rovinare il bene comune.
Vi è nell’esempio datoci da Ovidio Marras, il personaggio protagonista del “pezzo”, un insegnamento fondativo di ogni etica civile: non è mai sufficiente lamentarsi di quanto mediocre o ingiusto sia il governo del nostro paese, della nostra regione, della nostra città, o di quanto cattivi siano “gli altri”: è necessario sempre e comunque che “noi”, proprio noi personalmente, nel nostro ruolo qualunque esso sia, ci comportiamo secondo etica e giustizia. L’ingiustizia degli altri non giustifica la nostra; anzi, non giustifica neppure la nostra semplice indifferenza al dovere di “fare qualcosa”. Ovidio Marras, nella sua semplicità di vecchio pastore sardo, è stato un autentico professore di vita per tanti di noi.
"Lui (in foto) è Ovidio Marras. Gli dicevano: “ Guarda, Ovidio, che la tua terra te la paghiamo a peso d'oro. Costruiremo a Tuerredda degli hotel a 5 stelle, con lussuose suites per gente ricca, ne faremo una nuova Porto Cervo: dicci tu la cifra che vuoi per la tua terra, e noi te la compriamo”.
Ma Ovidio, pastore sardo, 85 anni di vita e di orgoglio, ha risposto che lui a Porto Cervo non è mai andato, e per la verità nemmeno sa dov'è, salvo che è in qualche parte della Sardegna. Ha aggiunto: “Guardate che io non vendo nulla: questa è la terra di mio padre e del padre di mio padre, e me la tengo, e voi qui intorno non avete diritto di costruire”.
Ovidio ha fatto causa, da solo, contro megagruppi immobiliari rappresentati da stuoli di avvocati. Lo prendevano in giro per questa sua resistenza, trattandolo come un vecchio scemo tignoso fuori dal tempo, che si era messo contro poteri troppo forti, contro chi voleva gettare su uno degli angoli più belli e incontaminati della Sardegna una colata di cemento di 910 mila metri quadri, più o meno come un palazzo di dieci piani.
Invece Ovidio ha vinto. Ha vinto, da solo, e definitivamente. Ha vinto in Cassazione. Non potranno costruire, e quanto di già costruito andrà buttato giù. La sua terra è salva, è la terra da dove suo padre ogni giorno partiva con le bestie per il pascolo, al sole, sotto l'orgoglioso e puro vento, e a sera tornava, per un pezzo di formaggio e un pane. Con Ovidio ha vinto una certa preziosa idea di dignità, addirittura più preziosa del denaro."
Vi è nell’esempio datoci da Ovidio Marras, il personaggio protagonista del “pezzo”, un insegnamento fondativo di ogni etica civile: non è mai sufficiente lamentarsi di quanto mediocre o ingiusto sia il governo del nostro paese, della nostra regione, della nostra città, o di quanto cattivi siano “gli altri”: è necessario sempre e comunque che “noi”, proprio noi personalmente, nel nostro ruolo qualunque esso sia, ci comportiamo secondo etica e giustizia. L’ingiustizia degli altri non giustifica la nostra; anzi, non giustifica neppure la nostra semplice indifferenza al dovere di “fare qualcosa”. Ovidio Marras, nella sua semplicità di vecchio pastore sardo, è stato un autentico professore di vita per tanti di noi.
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"Lui (in foto) è Ovidio Marras. Gli dicevano: “ Guarda, Ovidio, che la tua terra te la paghiamo a peso d'oro. Costruiremo a Tuerredda degli hotel a 5 stelle, con lussuose suites per gente ricca, ne faremo una nuova Porto Cervo: dicci tu la cifra che vuoi per la tua terra, e noi te la compriamo”.
Ma Ovidio, pastore sardo, 85 anni di vita e di orgoglio, ha risposto che lui a Porto Cervo non è mai andato, e per la verità nemmeno sa dov'è, salvo che è in qualche parte della Sardegna. Ha aggiunto: “Guardate che io non vendo nulla: questa è la terra di mio padre e del padre di mio padre, e me la tengo, e voi qui intorno non avete diritto di costruire”.
Ovidio ha fatto causa, da solo, contro megagruppi immobiliari rappresentati da stuoli di avvocati. Lo prendevano in giro per questa sua resistenza, trattandolo come un vecchio scemo tignoso fuori dal tempo, che si era messo contro poteri troppo forti, contro chi voleva gettare su uno degli angoli più belli e incontaminati della Sardegna una colata di cemento di 910 mila metri quadri, più o meno come un palazzo di dieci piani.
Invece Ovidio ha vinto. Ha vinto, da solo, e definitivamente. Ha vinto in Cassazione. Non potranno costruire, e quanto di già costruito andrà buttato giù. La sua terra è salva, è la terra da dove suo padre ogni giorno partiva con le bestie per il pascolo, al sole, sotto l'orgoglioso e puro vento, e a sera tornava, per un pezzo di formaggio e un pane. Con Ovidio ha vinto una certa preziosa idea di dignità, addirittura più preziosa del denaro."
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