Antologia

Per una riforma del sistema bancario europeo: la proposta sempre valida di Luciano Gallino

Riproduciamo un interessante spunto che fu già pubblicato da Studisociali, nella sua versione pre-sito, nel 2016, sulla interessante e lucida iniziativa di petizione allora rivolta al parlamento europeo, promossa proprio da Luciano Gallino e da alcuni suoi amici per la riforma, tuttora più che mai indispensabile, del sistema bancario e delle politiche finanziarie degli Stati.
 
Luciano Gallino, uno dei più grandi sociologi italiani del dopoguerra, è venuto a mancare da una manciata di mesi. Con lui la sociologia mondiale e quella italiana hanno perso una delle anime più attente alle dinamiche profonde del nostro tempo e, soprattutto, uno degli interpreti più profondi di Adriano Olivetti, con il quale lavorò a diretto contatto.
 
Pochi mesi prima di morire, Gallino si era fatto promotore, insieme con Eio Veltri e Antonio Caputo, di una petizione al parlamento europeo per chiedere un cambiamento radicale del sistema finanziario vigente nei paesi dell’Unione. 
 
La petizione ripete la posizione da lui sempre espressa sulla materia. Del resto, a ben pensare è quella che corrisponde, da sempre, anche al buon senso elementare del cittadino che risparmia qualcosa dei suoi guadagni e desidera affidarli a una banca perchè glieli custodisca in sicurezza, servendosene nel frattempo per finanziare investimenti in economia reale che facciano crescere la ricchezza di tutta la comunità. Eliminando così la speculazione impropria. Non occorre essere economisti, per capire questa logica elementare ed eticamente corretta. Ma per attuarla occorre non essere né dipendenti né servi di speculatori: banche degeneri, oscure finanziarie, fondi poco trasparenti, o altro di similmente speculativo.
 
Riproduciamo il testo della petizione dichiarandone tuttora la piena validità e condivisione da parte nostra. Le cose, in questi mesi, non sono affatto cambiate, quanto a politica finanziaria in Europa, in Italia e nel mondo: e siamo anzi ancora più preoccupati di allora, in quanto la situazione bancaria del nostro paese è parsa ulteriormente indebolirsi, la trasparenza delle intenzioni di governo è parsa ulteriormente mascherarsi, le minacce di uno scarico di tale situazione sui risparmi degli italiani è parsa farsi nuovamente ravvicinata secondo più di un osservatore. La riflessione critica di Gallino e di quanti l’hanno ripresa e sviluppata, o almeno diffusa, comincia comunque a scuotere molte coscienze e anche per questo ci sembra utile riproporla.

 
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Tra le cause della crisi economica che attanaglia l’Europa rientrano i difetti strutturali del sistema finanziario della Ue, evidenti soprattutto nei grandi gruppi bancari.
   
Lo sviluppo anomalo del sistema finanziario ha provocato gravi danni all’economia produttiva.
 
Da un lato i crediti che le banche concedono vengono utilizzati soprattutto per attività speculative, anziché per investimenti in capitale fisso, infrastrutture, ricerca, sviluppo di nuovi settori d’attività; dall’altro, la finanziarizzazione delle imprese industriali e dei servizi ha distorto i loro criteri di gestione e le ha indotte a spingere sempre più in basso le condizioni di lavoro e i salari.
   
Una riforma del sistema finanziario è pertanto necessaria quanto urgente.
 
Senza di essa una crisi ancora più grave di quella in corso ormai da otto anni potrebbe abbattersi sulla Ue.
   
Sappiamo che progetti di riforma del sistema finanziario sono in discussione presso la Commissione e alcuni parlamenti di paesi europei. Si tratta però di progetti lontani da ciò che sarebbe necessario per riportare la finanza al suo essenziale ruolo di servizio nei confronti dell’economia produttiva.
 
Ed è sin troppo evidente come essi siano stati redatti in accordo con le grandi banche e le loro lobbies.
   
I difetti strutturali del sistema finanziario Ue si possono così riassumere, insieme con alcune indicazioni su possibili linee di riforma:
   
            1) Nella Ue vi sono numerosi gruppi bancari che non solo sono troppo grandi per essere lasciati fallire, ma sono diventati talmente grandi da rendere impossibile salvarli nel caso fossero a rischio fallimento. Il loro bilancio in termini di attivi si avvicina e in vari casi supera il pil del paese in cui hanno sede. Appare pertanto indispensabile scomporli in entità di minori dimensioni. Varie strade sono praticabili, dalla separazione tra banche di deposito e banche di investimento, all’apposizione di un limite al volume di attivi che un istituto può detenere.
  
            2) I maggiori gruppi bancari sono troppo complessi sul piano internazionale per poter essere assoggettati a una efficace regolazione. Ciascuno è formato da migliaia di società sussidiarie giuridicamente indipendenti distribuite in tutto il mondo. Dopo il fallimento della Lehman Brothers nel settembre 2008 ci sono voluti anni di lavoro da parte di migliaia di analisti per capire quali e quanti fossero, e dove stavano, gli attivi e i passivi delle 2.500 società che formavano il gruppo. Il numero delle sussidiarie di ciascun gruppo dovrebbe pertanto essere drasticamente ridotto.
 
          3) Le grandi banche Ue intrattengono stretti rapporti con un gigantesco sistema bancario e finanziario ombra – formato da enti che non sono banche ma operano come banche - il quale secondo stime del Financial Stability Board detiene attivi dell’ordine di 23 trilioni di euro, una somma pressoché pari al totale degli attivi di tutte le banche europee. Pure le dimensioni del sistema bancario ombra dovrebbero essere fortemente ridotte, e quanto ne rimane dovrebbe venir assoggettato a una regolazione analoga a quella delle banche.
           
          4) Le banche europee hanno emesso col tempo titoli derivati per centinaia di trilioni di euro. Oltre il 90 per cento di essi sono “nudi”, ossia non corrispondono ad alcuno scambio reale di merci o servizi.
Giustamente sono stati definiti da molti esperti delle pure scommesse. Poiché, a parte il loro valore nominale, essi hanno un prezzo di mercato, la loro creazione è equivalsa a immettere nell’economia immense quantità di denaro fittizio, che ha contribuito a creare e fare esplodere la bolla immobiliare e finanziaria del 2008, e poi l’attuale bolla dei valori azionari. Pertanto l’emissione di derivati “nudi” dovrebbe essere vietata.
   

            Tutto ciò considerato, i cittadini europei firmatari della presente petizione chiedono al Parlamento Europeo, unico ente elettivo dell’Unione in cui essi si riconoscono, di farsi carico di una proposta di legge che affronti finalmente le distorsioni del sistema finanziario della Ue sopra richiamate.
 
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