Il 7 dicembre scorso si è tenuto a Roma, in collaborazione con la Fondazione Internazionale per l’Aiuto all’Anziano, un incontro culturale e formativo sul tema “La politica in Italia: ieri e oggi a confronto per capire le prospettive possibili”.
Dal 22 al 26 gennaio appena trascorsi si è tenuta in Basilicata, in collaborazione con un Istituto Scolastico Superiore, una settimana di formazione e orientamento sul tema “Motivazione e autorealizzazione nella scuola”.
Due eventi con i quali si è avviata concretamente e stabilmente l’attività di Formaitalia, la nostra piccola libera “università permanente per la formazione totale”.
Ai due temi citati se ne aggiungeranno via via altri, che verranno puntualmente comunicati; e insieme agli incontri verranno inaugurati anche, per chi sia interessato, veri e propri corsi organici di studio e formazione, della durata cioè di più incontri (fino anche a un anno) ciascuno su una tematica omogenea da affrontare come vera e propria materia di livello universitario.
Incontri e corsi potranno essere svolti sia per singoli partecipanti che lo richiedano sia per gruppi.
E verranno tenuti in qualunque sede esigano di volta in volta le circostanze o le preferenze dei richiedenti: un’aula scolastica o anche semplicemente un bar, un oratorio parrocchiale o anche semplicemente un giardino pubblico, o una sede di associazione professionale disponibile...
Lo studio-formazione, che avrà comunque sempre il connotato dell’alta qualità e organicità di contenuti, non prevede sostanzialmente costi per i partecipanti: viene chiesto semplicemente un simbolico euro a incontro, come valore morale di adesione e consapevolezza e per rispondere a qualche eventuale minima esigenza operativa, come potrebbero essere materiali da fotocopiare o simili.
La docenza vedrà spesso impegnato il sottoscritto ma coinvolgerà via via anche esperti e testimoni in diverse discipline e con diversi approcci, secondo i casi. E i temi verranno via via concertati secondo il criterio dello “scorrimento continuo” in una strategia condivisa e nel quadro di riferimento metodologico e valoriale che molti amici mi hanno sentito definire spesso come “modello monasteriale”.
Nella sostanza si tratta appunto di “formazione alta” ma… proprio perché alta non avrà nulla da spartire, anzi aborrisce esplicitamente, alti titoli e alti linguaggi, alte sponsorizzazioni e alti atteggiamenti accademici… e simili vuotaggini.
E’ formazione alta proprio perché… non va in alto bensì, al contrario, in profondità: costruisce nel profondo delle coscienze per far crescere, integrati, valori e competenze. Per questo anche il risultato sarà “alto”, ma solo nel senso più vero e pregnante.
Il pensiero di questa iniziativa viene in realtà da lontano, come viene da lontano il concetto di “formazione integrale” che lo anima: che ha appartenuto alla vicenda di vita e di crescita mia e di molte altre persone; e il cui merito non va a noi, pur avendoci anche noi messo la indispensabile nostra convinzione e buona volontà: ma va a quei formatori ed a quelle scuole di formazione che avevano (l’imperfetto è malinconico ma inevitabile, in quanto rare sono oggi simili realtà) come riferimento della loro azione proprio il concetto di integralità, cioè la idea che la persona è una creatura appunto integrale, composta di corpo, anima e spirito, e strutturata per essere contemporaneamente individuo e comunità; e che in tale integralità essa deve svilupparsi e realizzarsi positivamente, qualunque sia la materia più specifica di cui si occupa e l’ambiente più specifico in cui vive.
L’Italia ebbe simili scuole di formazione nel primo ventennio del dopoguerra, in campo politico ma anche in campo sindacale, aziendale, religioso, sociale, e la stessa scuola istituzionale dello Stato aveva in sé un nocciolo centrale di riferimento a tale cultura di integralità: uno dei segnali ne era la presenza nei programmi e in pagella della “buona condotta” collegata anche con la educazione civica, che implicava appunto attenzione specifica della funzione educativa alla persona nella sua totalità, e accentuata sensibilità alle dimensioni umanistiche di tutte le materie.
Successivamente tali scuole e tale metodologia sono state incredibilmente abbandonate a un progressivo declino e parte di esse sono addirittura scomparse, come è stato ad esempio per le grandi scuole dei partiti politici storici. La flebile e inadeguata figura dei ministri della pubblica istruzione succedutisi negli ultimi decenni ha sancito e generalizzato tale decadenza.
Molti di noi sono tornati però costantemente a chiedersi come fare a “ritrovare la via” (per usare le parole di Luigi Sturzo).
Il nostro paese, peraltro, non ha in realtà bisogno di ritrovare semplicemente “una grande classe dirigente”, come a volte si dice: ha bisogno di ritrovare una più diffusa e profonda coscienza di sé, dalla quale si generi anche una nuova classe dirigente di grande levatura, in tutti i settori della sua vita.
Siamo nel 21° secolo: velocizzazione, mondializzazione, tecnologicizzazione, digitalizzazione, turbocapitalismo, intelligenza artificiale… fanno infatti diventare in parte un sorpassato luogo comune anche il concetto tradizionale di “classe dirigente”.
In realtà siamo tutti classe dirigente nella misura in cui siamo in grado di influenzare intorno a noi altre coscienze. Occorre dunque tornare a formare potentemente e diffusamente persone di alta levatura, più che “dirigenti” in senso formale.
Abbiamo cioè bisogno di costruire alte coscienze da mettere come sentinelle attive dovunque, direi in ciascun angolo di strada e in ciascuna stanza di ufficio o di casa o di fabbrica. Ciascuna di esse strategica per il semplice fatto che ne interseca altre, in tutti i settori della vita. Sentinelle appunto di qualità totale: altrimenti svanisce il sogno di una comunità che migliora nel suo insieme e nelle singole persone che la compongono. Se tali sentinelle sono di qualità… esse sono automaticamente classe dirigente a prescindere dai ruoli formali.
Anche a livello planetario si nota del resto, oggi, una non tranquillizzante tendenza al declino o alla stagnazione qualitativa del vivere individuale e sociale e del livello di sensibilità istituzionale, che comporterebbe una ben diversa e superiore attenzione ai sistemi formativi e al concetto di classe dirigente: dalla grossolanità di Trump alla inconsistenza di Biden, dall’umiliante resa della civiltà e dei diritti umani in Afghanistan o in Iran alla crisi ucraina con le sue vittime innocenti, all’incartamento burocratico-finanziario della realtà europea, alla povertà dell’Africa, allo strapotere intrasparente della finanza, alla disattenzione complessiva verso il grande valore fondativo della vita, al malinconico fantasma dell’Onu che a oltre settant’anni dalla sua costituzione non riesce a diventare vero parlamento dei popoli, la “classe dirigente” formale, politica e non politica, dà oggi testimonianza prevalente di mediocrità anche, appunto, a livello planetario.
In materia più particolare di economia, ad esempio, mentre osserviamo che il capitalismo ha sconfitto il comunismo, e la tecnologia sta sconfiggendo il capitalismo, non possiamo non chiederci anche: ma… poi? Il futuro? La persona? La comunità? Dove sono? L’umanesimo capace di dominare la tecnologia e la emergente intelligenza artificiale, dove è? Il capitale umano, su cui è steso il più drammatico silenzio, dove è?… Dove sono l’impresa partecipativa e il lavoro di cointeressenza?
Urge insomma porre fine alla sterilità delle parole, delle ideologie, degli schemi e dei titoli formali che ubriacano il parlare quotidiano, e tornare a pensare e agire con pregnanza secondo il binomio “persona e comunità: tutto l’uomo e tutti gli uomini” (per dirla con le parole di Paolo VI).
E’ infatti la persona concreta e integrale che ogni giorno “fa” la politica, la scuola, il sindacato, l’economia, l’impresa, la religione… Mentre partiti, istituzioni, classi, categorie, schemi, sono strumenti e non fini.
Via, dunque, anche dagli insensati schematismi (come sono, ad esempio, in politica l’ottocentesco “destra- centro-sinistra”, nel sociale il retorico giovani-anziani e l’ingannevole uomini-donne, in economia l’eterno poveri-ricchi, etc.); e via anche dalla idiozia di semplificazioni concettuali come élites, classe media, borghesia, ceto intellettuale, etc. Il capitale umano e l’umanesimo, le persone concrete e la loro solidarietà, sono l’unico futuro accettabile per l’economia, per la politica e per tutta la vita sociale!
Ma, a questo punto, voi chiederete più concretamente: che idea più specifica avete e proponete per questa formazione integrale? Rispondiamo in sintesi quanto rispondevamo già anni orsono:
“E’ una idea molto alta.
La formazione infatti è il cammino della persona totale verso il proprio orizzonte infinito, in armonia con la comunità in cui essa vive e cresce.
Tutte le sue potenzialità di sviluppo e miglioramento si mettono in movimento.
Ci si forma perché migliorarsi è vocazione fondativa e irrinunciabile della persona.
E anche perché, se è buona formazione, essa mette insieme armonicamente crescita personale e crescita comunitaria: cioè l’unica crescita che abbia senso compiuto per l’uomo e per la civiltà.
L’uomo è infatti appunto, nella sua pienezza e contemporaneamente, “persona e comunità”.
La formazione non è indottrinamento.
Non è semplice aumento di nozioni nel nostro cervello.
Non sono professori che fanno conferenze.
Non sono esami e promozioni o dichiarazioni di idoneità.
Tanto meno sono bocciature.
Queste ultime, quando ci sono, caso mai bocciano la capacità della scuola di essere utile alla crescita delle persone.
La formazione non è un “master” conquistato in una prestigiosa università
Da esibire stupidamente in un curriculum
O da contemplare narcisisticamente incorniciato a una parete
O da segnalare allusivamente in un discorso pubblico.
La formazione è il tuo cammino di vita nel miglioramento continuo:
Quel cammino della tua anima e di tutto il tuo essere, che non finisce mai
Che non delude mai
Che non inganna mai
Basta che tu sia leale con testesso.
La formazione sei tu sempre più consapevole dei tuoi limiti ma anche delle tue potenzialità
E della loro concretezza
Del tesoro nascosto che possiedi e che… sei un irresponsabile se lo lasci perdere.
La formazione è la tua occasione di tutta la vita:
Qualunque mestiere tu faccia
Basta che faccia il mestiere di esistere
E di essere una persona che si vuol realizzare compiutamente.
Ti trovi a fare la scommessa decisiva della tua vita se ti prendi cura della tua formazione permanente o te ne infischi.
In una comunità che... forse ne è inconsapevole ma si vuol realizzare anch’essa
ed è chiamata a dire a sua volta sì o no a questa sua e tua realizzazione.
Qualunque mestiere tu faccia:
Lavoratore dipendente o disoccupato o studente o imprenditore o dirigente d’azienda o anziano in quiescenza o politico o amministratore locale o studioso o libero professionista o sportivo…
Ed a qualunque gradino tu sia in quella idiota e immorale falsificazione di vita che chiamano scala sociale.
In qualunque ambiente tu viva
Da qualunque punto tu parta
sei dunque chiamato a decidere se ti prendi cura della tua crescita permanente
o se ti infischi del destino della tua vita.
A volte mi chiedono in particolare cosa io pensi della formazione politica
Dato che la politica è dimensione essenziale per la vita comunitaria.
Anche la formazione politica rientra pienamente nei criteri valoriali e risponde alle esigenze di coerenza suddette.
Formarsi in politica, in particolare,
non significa imparare a far comizi efficaci turlupinando la gente
Né apprendere a creare manifesti elettorali più brillanti di quelli dell’avversario di turno
E neanche trovare la battuta efficace per controbattere l’ultima uscita di successo dell’avversario di turno.
Formarsi in politica
Se davvero hai valori di ispirazione umanistica e tantopiù se si tratta di umanesimo cristiano
Significa imparare ogni giorno a capire più profondamente te stesso e contemporaneamente gli altri
A vedere di te stesso e degli altri un futuro lungo e non solo quello a dieci centimetri dal tuo naso
A saper affrontare tutti i problemi
anche eventualmente sbagliando, ma riconoscendo gli errori e migliorando sempre
Ad acquisire competenze crescenti, anche tecniche, nelle materie che hai scelto come tua specializzazione
Senza mai trascurare il miglioramento delle tue conoscenze più generali
E contemporaneamente a consolidare valori più alti per testimoniarli più fortemente
Mettendo tutto ciò a disposizione attiva della tua comunità
Oltre che di testesso.
E analogamente si può dire per la formazione sindacale, economica, scientifica, giuridica, e simili.
La formazione usa anche le aule ma se occorre sa farne a meno.
La formazione, se è davvero buona, deve costare pochi soldi e molta costanza di impegno
Deve chiedere l’aiuto di pochi professori e di molti maestri di vita
Deve mettere insieme teoria e pratica
Perché la teoria senza la pratica è priva di vita
Ma anche la pratica senza la teoria è un cammino a rischio di dispersione.
Per tutto questo la formazione non ha età
Né cariche sociali né gerarchie che esentino da essa
Né sapienti che possano farne a meno
Né “arrivati” che non ne abbiano più bisogno.
Beh… vi interessa?
Se sì, siete sulla strada giusta.
Se no, riflettete sui pericoli della vostra situazione.
Qualunque cosa pensiate,
la nostra formazione sarà così
o non sarà per nulla, perché, diversa da così, pensiamo che non valga la pena farne.
Solo così essa ha un senso di bene totale
Per noi stessi, per le speranze del nostro paese e anche oltre il nostro paese.
Un sogno?
Se volete, sì: un sogno. E che c’è di più concreto e utile di un sogno di bene, per migliorare davvero la realtà?
In fondo, alla chetichella, abbiamo già cominciato da molto a seminare il terreno:
ci siamo visti con tanti di voi, in diverse occasioni
giusto per cominciare a immaginarla, questa formazione
giusto per cominciare a dirci che puntiamo in alto
puntiamo appunto alla nostra persona totale da sviluppare
ed alla nostra comunità senza esclusioni
per migliorarle davvero entrambe e senza confini”.
Giuseppe Ecca
Roma, 29 gennaio 2024
*****
Sono dunque disponibili fin da ora, concretamente:
INCONTRI (durata orientativa da due a cinque ore):
°°°°°°°°°
Dal 22 al 26 gennaio appena trascorsi si è tenuta in Basilicata, in collaborazione con un Istituto Scolastico Superiore, una settimana di formazione e orientamento sul tema “Motivazione e autorealizzazione nella scuola”.
Due eventi con i quali si è avviata concretamente e stabilmente l’attività di Formaitalia, la nostra piccola libera “università permanente per la formazione totale”.
Ai due temi citati se ne aggiungeranno via via altri, che verranno puntualmente comunicati; e insieme agli incontri verranno inaugurati anche, per chi sia interessato, veri e propri corsi organici di studio e formazione, della durata cioè di più incontri (fino anche a un anno) ciascuno su una tematica omogenea da affrontare come vera e propria materia di livello universitario.
Incontri e corsi potranno essere svolti sia per singoli partecipanti che lo richiedano sia per gruppi.
E verranno tenuti in qualunque sede esigano di volta in volta le circostanze o le preferenze dei richiedenti: un’aula scolastica o anche semplicemente un bar, un oratorio parrocchiale o anche semplicemente un giardino pubblico, o una sede di associazione professionale disponibile...
Lo studio-formazione, che avrà comunque sempre il connotato dell’alta qualità e organicità di contenuti, non prevede sostanzialmente costi per i partecipanti: viene chiesto semplicemente un simbolico euro a incontro, come valore morale di adesione e consapevolezza e per rispondere a qualche eventuale minima esigenza operativa, come potrebbero essere materiali da fotocopiare o simili.
La docenza vedrà spesso impegnato il sottoscritto ma coinvolgerà via via anche esperti e testimoni in diverse discipline e con diversi approcci, secondo i casi. E i temi verranno via via concertati secondo il criterio dello “scorrimento continuo” in una strategia condivisa e nel quadro di riferimento metodologico e valoriale che molti amici mi hanno sentito definire spesso come “modello monasteriale”.
Nella sostanza si tratta appunto di “formazione alta” ma… proprio perché alta non avrà nulla da spartire, anzi aborrisce esplicitamente, alti titoli e alti linguaggi, alte sponsorizzazioni e alti atteggiamenti accademici… e simili vuotaggini.
E’ formazione alta proprio perché… non va in alto bensì, al contrario, in profondità: costruisce nel profondo delle coscienze per far crescere, integrati, valori e competenze. Per questo anche il risultato sarà “alto”, ma solo nel senso più vero e pregnante.
Il pensiero di questa iniziativa viene in realtà da lontano, come viene da lontano il concetto di “formazione integrale” che lo anima: che ha appartenuto alla vicenda di vita e di crescita mia e di molte altre persone; e il cui merito non va a noi, pur avendoci anche noi messo la indispensabile nostra convinzione e buona volontà: ma va a quei formatori ed a quelle scuole di formazione che avevano (l’imperfetto è malinconico ma inevitabile, in quanto rare sono oggi simili realtà) come riferimento della loro azione proprio il concetto di integralità, cioè la idea che la persona è una creatura appunto integrale, composta di corpo, anima e spirito, e strutturata per essere contemporaneamente individuo e comunità; e che in tale integralità essa deve svilupparsi e realizzarsi positivamente, qualunque sia la materia più specifica di cui si occupa e l’ambiente più specifico in cui vive.
L’Italia ebbe simili scuole di formazione nel primo ventennio del dopoguerra, in campo politico ma anche in campo sindacale, aziendale, religioso, sociale, e la stessa scuola istituzionale dello Stato aveva in sé un nocciolo centrale di riferimento a tale cultura di integralità: uno dei segnali ne era la presenza nei programmi e in pagella della “buona condotta” collegata anche con la educazione civica, che implicava appunto attenzione specifica della funzione educativa alla persona nella sua totalità, e accentuata sensibilità alle dimensioni umanistiche di tutte le materie.
Successivamente tali scuole e tale metodologia sono state incredibilmente abbandonate a un progressivo declino e parte di esse sono addirittura scomparse, come è stato ad esempio per le grandi scuole dei partiti politici storici. La flebile e inadeguata figura dei ministri della pubblica istruzione succedutisi negli ultimi decenni ha sancito e generalizzato tale decadenza.
Molti di noi sono tornati però costantemente a chiedersi come fare a “ritrovare la via” (per usare le parole di Luigi Sturzo).
Il nostro paese, peraltro, non ha in realtà bisogno di ritrovare semplicemente “una grande classe dirigente”, come a volte si dice: ha bisogno di ritrovare una più diffusa e profonda coscienza di sé, dalla quale si generi anche una nuova classe dirigente di grande levatura, in tutti i settori della sua vita.
Siamo nel 21° secolo: velocizzazione, mondializzazione, tecnologicizzazione, digitalizzazione, turbocapitalismo, intelligenza artificiale… fanno infatti diventare in parte un sorpassato luogo comune anche il concetto tradizionale di “classe dirigente”.
In realtà siamo tutti classe dirigente nella misura in cui siamo in grado di influenzare intorno a noi altre coscienze. Occorre dunque tornare a formare potentemente e diffusamente persone di alta levatura, più che “dirigenti” in senso formale.
Abbiamo cioè bisogno di costruire alte coscienze da mettere come sentinelle attive dovunque, direi in ciascun angolo di strada e in ciascuna stanza di ufficio o di casa o di fabbrica. Ciascuna di esse strategica per il semplice fatto che ne interseca altre, in tutti i settori della vita. Sentinelle appunto di qualità totale: altrimenti svanisce il sogno di una comunità che migliora nel suo insieme e nelle singole persone che la compongono. Se tali sentinelle sono di qualità… esse sono automaticamente classe dirigente a prescindere dai ruoli formali.
Anche a livello planetario si nota del resto, oggi, una non tranquillizzante tendenza al declino o alla stagnazione qualitativa del vivere individuale e sociale e del livello di sensibilità istituzionale, che comporterebbe una ben diversa e superiore attenzione ai sistemi formativi e al concetto di classe dirigente: dalla grossolanità di Trump alla inconsistenza di Biden, dall’umiliante resa della civiltà e dei diritti umani in Afghanistan o in Iran alla crisi ucraina con le sue vittime innocenti, all’incartamento burocratico-finanziario della realtà europea, alla povertà dell’Africa, allo strapotere intrasparente della finanza, alla disattenzione complessiva verso il grande valore fondativo della vita, al malinconico fantasma dell’Onu che a oltre settant’anni dalla sua costituzione non riesce a diventare vero parlamento dei popoli, la “classe dirigente” formale, politica e non politica, dà oggi testimonianza prevalente di mediocrità anche, appunto, a livello planetario.
In materia più particolare di economia, ad esempio, mentre osserviamo che il capitalismo ha sconfitto il comunismo, e la tecnologia sta sconfiggendo il capitalismo, non possiamo non chiederci anche: ma… poi? Il futuro? La persona? La comunità? Dove sono? L’umanesimo capace di dominare la tecnologia e la emergente intelligenza artificiale, dove è? Il capitale umano, su cui è steso il più drammatico silenzio, dove è?… Dove sono l’impresa partecipativa e il lavoro di cointeressenza?
Urge insomma porre fine alla sterilità delle parole, delle ideologie, degli schemi e dei titoli formali che ubriacano il parlare quotidiano, e tornare a pensare e agire con pregnanza secondo il binomio “persona e comunità: tutto l’uomo e tutti gli uomini” (per dirla con le parole di Paolo VI).
E’ infatti la persona concreta e integrale che ogni giorno “fa” la politica, la scuola, il sindacato, l’economia, l’impresa, la religione… Mentre partiti, istituzioni, classi, categorie, schemi, sono strumenti e non fini.
Via, dunque, anche dagli insensati schematismi (come sono, ad esempio, in politica l’ottocentesco “destra- centro-sinistra”, nel sociale il retorico giovani-anziani e l’ingannevole uomini-donne, in economia l’eterno poveri-ricchi, etc.); e via anche dalla idiozia di semplificazioni concettuali come élites, classe media, borghesia, ceto intellettuale, etc. Il capitale umano e l’umanesimo, le persone concrete e la loro solidarietà, sono l’unico futuro accettabile per l’economia, per la politica e per tutta la vita sociale!
Ma, a questo punto, voi chiederete più concretamente: che idea più specifica avete e proponete per questa formazione integrale? Rispondiamo in sintesi quanto rispondevamo già anni orsono:
“E’ una idea molto alta.
La formazione infatti è il cammino della persona totale verso il proprio orizzonte infinito, in armonia con la comunità in cui essa vive e cresce.
Tutte le sue potenzialità di sviluppo e miglioramento si mettono in movimento.
Ci si forma perché migliorarsi è vocazione fondativa e irrinunciabile della persona.
E anche perché, se è buona formazione, essa mette insieme armonicamente crescita personale e crescita comunitaria: cioè l’unica crescita che abbia senso compiuto per l’uomo e per la civiltà.
L’uomo è infatti appunto, nella sua pienezza e contemporaneamente, “persona e comunità”.
La formazione non è indottrinamento.
Non è semplice aumento di nozioni nel nostro cervello.
Non sono professori che fanno conferenze.
Non sono esami e promozioni o dichiarazioni di idoneità.
Tanto meno sono bocciature.
Queste ultime, quando ci sono, caso mai bocciano la capacità della scuola di essere utile alla crescita delle persone.
La formazione non è un “master” conquistato in una prestigiosa università
Da esibire stupidamente in un curriculum
O da contemplare narcisisticamente incorniciato a una parete
O da segnalare allusivamente in un discorso pubblico.
La formazione è il tuo cammino di vita nel miglioramento continuo:
Quel cammino della tua anima e di tutto il tuo essere, che non finisce mai
Che non delude mai
Che non inganna mai
Basta che tu sia leale con testesso.
La formazione sei tu sempre più consapevole dei tuoi limiti ma anche delle tue potenzialità
E della loro concretezza
Del tesoro nascosto che possiedi e che… sei un irresponsabile se lo lasci perdere.
La formazione è la tua occasione di tutta la vita:
Qualunque mestiere tu faccia
Basta che faccia il mestiere di esistere
E di essere una persona che si vuol realizzare compiutamente.
Ti trovi a fare la scommessa decisiva della tua vita se ti prendi cura della tua formazione permanente o te ne infischi.
In una comunità che... forse ne è inconsapevole ma si vuol realizzare anch’essa
ed è chiamata a dire a sua volta sì o no a questa sua e tua realizzazione.
Qualunque mestiere tu faccia:
Lavoratore dipendente o disoccupato o studente o imprenditore o dirigente d’azienda o anziano in quiescenza o politico o amministratore locale o studioso o libero professionista o sportivo…
Ed a qualunque gradino tu sia in quella idiota e immorale falsificazione di vita che chiamano scala sociale.
In qualunque ambiente tu viva
Da qualunque punto tu parta
sei dunque chiamato a decidere se ti prendi cura della tua crescita permanente
o se ti infischi del destino della tua vita.
A volte mi chiedono in particolare cosa io pensi della formazione politica
Dato che la politica è dimensione essenziale per la vita comunitaria.
Anche la formazione politica rientra pienamente nei criteri valoriali e risponde alle esigenze di coerenza suddette.
Formarsi in politica, in particolare,
non significa imparare a far comizi efficaci turlupinando la gente
Né apprendere a creare manifesti elettorali più brillanti di quelli dell’avversario di turno
E neanche trovare la battuta efficace per controbattere l’ultima uscita di successo dell’avversario di turno.
Formarsi in politica
Se davvero hai valori di ispirazione umanistica e tantopiù se si tratta di umanesimo cristiano
Significa imparare ogni giorno a capire più profondamente te stesso e contemporaneamente gli altri
A vedere di te stesso e degli altri un futuro lungo e non solo quello a dieci centimetri dal tuo naso
A saper affrontare tutti i problemi
anche eventualmente sbagliando, ma riconoscendo gli errori e migliorando sempre
Ad acquisire competenze crescenti, anche tecniche, nelle materie che hai scelto come tua specializzazione
Senza mai trascurare il miglioramento delle tue conoscenze più generali
E contemporaneamente a consolidare valori più alti per testimoniarli più fortemente
Mettendo tutto ciò a disposizione attiva della tua comunità
Oltre che di testesso.
E analogamente si può dire per la formazione sindacale, economica, scientifica, giuridica, e simili.
La formazione usa anche le aule ma se occorre sa farne a meno.
La formazione, se è davvero buona, deve costare pochi soldi e molta costanza di impegno
Deve chiedere l’aiuto di pochi professori e di molti maestri di vita
Deve mettere insieme teoria e pratica
Perché la teoria senza la pratica è priva di vita
Ma anche la pratica senza la teoria è un cammino a rischio di dispersione.
Per tutto questo la formazione non ha età
Né cariche sociali né gerarchie che esentino da essa
Né sapienti che possano farne a meno
Né “arrivati” che non ne abbiano più bisogno.
Beh… vi interessa?
Se sì, siete sulla strada giusta.
Se no, riflettete sui pericoli della vostra situazione.
Qualunque cosa pensiate,
la nostra formazione sarà così
o non sarà per nulla, perché, diversa da così, pensiamo che non valga la pena farne.
Solo così essa ha un senso di bene totale
Per noi stessi, per le speranze del nostro paese e anche oltre il nostro paese.
Un sogno?
Se volete, sì: un sogno. E che c’è di più concreto e utile di un sogno di bene, per migliorare davvero la realtà?
In fondo, alla chetichella, abbiamo già cominciato da molto a seminare il terreno:
ci siamo visti con tanti di voi, in diverse occasioni
giusto per cominciare a immaginarla, questa formazione
giusto per cominciare a dirci che puntiamo in alto
puntiamo appunto alla nostra persona totale da sviluppare
ed alla nostra comunità senza esclusioni
per migliorarle davvero entrambe e senza confini”.
Giuseppe Ecca
Roma, 29 gennaio 2024
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I contatti, per chi è interessato, possono essere presi per ora direttamente con il sottoscritto, all’indirizzo giuseppe.ecca@gmail.com, o telefonicamente.
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INCONTRI (durata orientativa da due a cinque ore):
- La politica in Italia: un confronto fra ieri e oggi per capire le prospettive possibili.
- Motivazione e autorealizzazione nella scuola, nel lavoro, nella vita.
- La comunicazione fra persone e nella società: scienza e tecniche di base.
- Marketing e gestione aziendale.
- L’insegnamento della lingua italiana nella scuola come elemento fondativo per una formazione integrale: centralità e metodi.
- Impresa: organizzazione e futuro.
- Storia del lavoro e del sindacalismo in Italia e nel mondo.
- Un’esperienza lavorista e sindacale di eccezione: il settore elettrico e l’idea partecipativa in sessant’anni di dopoguerra.
- Formazione: il sentiero stretto.
- La comunicazione: scienza e tecniche nella vita e nel lavoro
- Econoimia: l’economia come bene comune.
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