Mi hanno detto che sono forse un poco esagerato: ma resto convinto che hanno torto. Anche gli amici più stretti. Ne sono veramente convinto: il lavoro è un diritto soggettivo in senso stretto, anche giuridicamente parlando, ed è, correlativamente, un dovere altrettanto stretto. Così è perché lo è, innanzitutto, in senso morale ed in senso politico. Se qualche amico, come pure è accaduto, vuole per questo tacciarmi di “comunista”, io, mai comunista e sempre democraticocristiano, preferisco accettare senz’altro la taccia e confermare la mia convinzione. La paginetta che segue fu scritta nel 2013, se ricordo bene, ed era destinata a un convegno.
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Tutte le volte che mi hanno chiesto: “Quale è per te la cosa più importante nella vita?”, sapendomi cattolico si aspettavano che io rispondessi “la famiglia”.
Ma non ho mai risposto così. Ho sempre risposto invece “il lavoro”.
Perché se non hai il lavoro la famiglia non puoi neanche creartela, e se ce l’hai non avverti davanti ad essa serenità e dignità. Né di padre, né di marito, né di adulto. E non puoi darle serenità e dignità. Come fai a farne la cosa più importante della tua vita e della società?
Senza lavoro non c’è dignità umana.
Dunque non c’è neanche società ordinata.
Dunque non c’è neanche ordinamento giuridico che meriti di essere rispettato.
Questo è lo stato d’animo tendenziale di chi è senza lavoro. Abituiamoci a esaminare i problemi, ogni giorno, mettendoci nei panni di chi li vive!
Non è affatto un caso se il lavoro è messo a fondamento della nostra Costituzione: al suo inizio e al suo centro.
Piero Calamandrei, padre costituente, in un suo famoso discorso agli studenti precisò bene, sostanzialmente, che il “diritto al lavoro” è un vero e proprio diritto soggettivo della persona, non una semplice legittima aspettativa del cittadino.
Il diritto al lavoro è per il pensiero democratico cristiano coessenziale al diritto alla libertà, alla democrazia, alla giustizia.
Il lavoro è la prima forma di solidarietà sociale. Vincolante come diritto e come dovere.
Il pensiero di ispirazione cristiana è in questo senso naturalmente alternativo al pensiero dell’economia liberista pura e semplice.
(Giuseppe Ecca)
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MM
Tutte le volte che mi hanno chiesto: “Quale è per te la cosa più importante nella vita?”, sapendomi cattolico si aspettavano che io rispondessi “la famiglia”.
Ma non ho mai risposto così. Ho sempre risposto invece “il lavoro”.
Perché se non hai il lavoro la famiglia non puoi neanche creartela, e se ce l’hai non avverti davanti ad essa serenità e dignità. Né di padre, né di marito, né di adulto. E non puoi darle serenità e dignità. Come fai a farne la cosa più importante della tua vita e della società?
Senza lavoro non c’è dignità umana.
Dunque non c’è neanche società ordinata.
Dunque non c’è neanche ordinamento giuridico che meriti di essere rispettato.
Questo è lo stato d’animo tendenziale di chi è senza lavoro. Abituiamoci a esaminare i problemi, ogni giorno, mettendoci nei panni di chi li vive!
Non è affatto un caso se il lavoro è messo a fondamento della nostra Costituzione: al suo inizio e al suo centro.
Piero Calamandrei, padre costituente, in un suo famoso discorso agli studenti precisò bene, sostanzialmente, che il “diritto al lavoro” è un vero e proprio diritto soggettivo della persona, non una semplice legittima aspettativa del cittadino.
Il diritto al lavoro è per il pensiero democratico cristiano coessenziale al diritto alla libertà, alla democrazia, alla giustizia.
Il lavoro è la prima forma di solidarietà sociale. Vincolante come diritto e come dovere.
Il pensiero di ispirazione cristiana è in questo senso naturalmente alternativo al pensiero dell’economia liberista pura e semplice.
(Giuseppe Ecca)
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