Storia e storie

SOLIDARIETA' PRATESE

Piccola storia vera di città, memoria da salvare nella sua semplicità affinchè le nuove generazioni continuino a imparare che c’è sempre qualcosa di buono che possiamo fare per noi e per la comunità in cui viviamo, e che in fondo è quasi sempre il cuore che fa i miracoli. La traiamo dagli “Inediti del Premio Prato Raccontiamoci.
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Questa è la storia di alcuni pratesi che nel gennaio del 1951 decisero di dotare l’Ospedale “Misericordia e Dolce” di Prato, del “Polmone d’Acciaio”. Si trattava di un macchinario all’avanguardia per quei tempi, usato con efficacia in tutti i casi in cui occorre la respirazione artificiale: e sono tante le patologie in cui può essere impiegato per salvare vite umane. La cittadinanza rispose con grande solidarietà all’appello, con donazioni piccole e grandi che in meno di due mesi raggiunsero la cifra record di due milioni delle vecchie lire. L’ospedale fiorentino di Careggi ne era già dotato e la stampa aveva riportato la notizia di questo macchinario che riscuoteva successo nel campo medico e salvava vite umane.
Per ritrovare questa storia pratese, rimasta viva dopo tanti anni nella mia memoria – io sono della classe 1927 e all’epoca del fatto che racconto ero milite della Pubblica Assistenza L’Avvenire – si deve tornare indietro più di mezzo secolo, quando Prato risorgeva dalle rovine della guerra e iniziava una nuova epoca che avrebbe cambiato la nostra città non solo nel tessuto sociale ma anche in quello lavorativo e generale, soprattutto con l’arrivo di tanti immigrati, e tutto il territorio avrebbe subito mutamenti grandi. Era l’anno 1951, appunto, avevo 24 anni ed ero appassionato di fotografia, ero impiegato alla fabbrica tessile Lenzi di Gabolana, a Vaiano. La sera quando tornavo dal lavoro mi fermavo volentieri allo studio fotografico dei coniugi Massai in via Ricasoli, a Prato, a fare quattro chiacchiere con la signora Nadina, che era una vecchia crocerossina e si occupava di volontariato.
Frequentava lo studio fotografico anche Giuseppe Giagnoni (detto Beppe) giornalista della Nazione, che ci informava soprattutto sulle ultime notizie. Il nostro argomento di conversazione una sera fu la novità del Polmone d’Acciaio già in funzione all’ospedale di Careggi. “Perché non attivarsi per acquistare anche per il nostro ospedale pratese quel macchinario così necessario?”. Decidemmo allora di costituire un comitato per raccogliere fondi e dotare appunto anche il nostro ospedale di questo prestigioso “polmone d’acciaio”.
In poco tempo aderirono al comitato il presidente della Pubblica Assistenza dottor Loengrin Payer, Giuseppe Giagnoni presidente del gruppo Stampa, Ferdinando Cetica, anche lui giornalista della Nazione, Nadina Massai crocerossina, Mario Baroni commerciante, il sottoscritto Renzo Tonfoni impiegato, Ivan Ventisette sottofilatore, Gloria Godi proprietaria del cinema Rosson, Manfredo Santini edicolante, Alimo Cocci industriale, Ferdinando Turreni rappresentante. Fu nominato presidente del “Comitato per il Polmone d’Acciaio” il dottor Marino Luchetti industriale. Spero di non aver dimenticato nessuno. E’ giusto ricordarli tutti.
Formato il comitato, per prima cosa interpellammo il ragionier Paris Masti, all’epoca direttore amministrativo dell’Ospedale, il quale accettò con gioia la nostra iniziativa. Essendo il ragionier Masti anche segretario amministrativo della Pubblica Assistenza offrì la sede per le nostre riunioni. All’inizio le offerte non furono molte e allora decidemmo di rivolgerci alla stampa per sollecitare i cittadini. La prima notizia dell’iniziativa venne pubblicata sul quotidiano “Il Mattino” del 21 gennaio. Spiegava l’utilità di questo apparecchio medico scrivendo: “L’iniziativa di dotare il nosocomio di Prato del Polmone d’Acciaio è sorta da alcuni militi della “Pubblica Assistenza L’Avvenire” e da alcuni cittadini che si sono uniti subito a loro. Ma l’apparecchio costa una cifra non indifferente, quindi il Comitato che ha preso questa bella e lodevole iniziativa ha sentito il bisogno di lanciare attraverso la stampa cittadina un appello ai pratesi, che in verità non sono mai rimasti insensibili di fronte a simili necessità. Ed ecco le prime offerte: C.C. lire 500; Calvano 150; Montemoni in memoria di Maria Poccianti 500. Ulteriori offerte possono essere versate all’edicola Santini in piazza del Comune sotto i loggiati, che ancora una volta si presta per uno scopo nobilissimo”.
Mentre sulla Nazione dell’11 febbraio 1951 si legge: “Molti consensi e interessanti iniziative per acquistare il Polmone d’Acciaio;  lo spettacolo Giramento del Mondo ritorna al Metastasio, all’Apollo si sta preparando una festa danzante. Si cammina a grandi passi verso il milione!”.
I pratesi risposero con generosità e velocità, e il 18 febbraio il giornale La Nazione pubblicò ancora: “La somma per l’acquisto del polmone d’acciaio è stata raggiunta ieri”, con nel sottotitolo “Le cospicue offerte di due industriali pratesi e l’attesa per la Rivista Goliardica al Metastasio (organizzata dagli studenti del Buzzi), nonché la festa danzante all’Apollo”. In seguito fu presa l’importante decisione ulteriore di acquistare anche il “Polmoncino d’Acciaio” (incubatrice). A sorpresa, due fratelli noti industriali pratesi, Agostino e Giuseppe Canovai, che avevano un lanificio in San Giorgio angolo via Cavallotti, consegnarono personalmente al comitato un assegno di lire 750.000.
Fu proprio questa ultima donazione che accelerò i tempi, oltre a quella della signora Godi che donò l’incasso di due serate del cinema Rosson, in Corso Mazzoni. Questo ci diede l’impulso a intensificare ancora di più l’attenzione della cittadinanza e finalmente la cifra fu raggiunta e anzi superata e fu deciso di acquistare perciò anche la “Culla Termica”, che ancora mancava in maternità; e addirittura avanzarono ancora dei soldi, che furono spesi per l’acquisto di biancheria, dato che l’ospedale ne era carente. Finalmente arrivò il fatidico giorno dell’inaugurazione, con nostra grande soddisfazione.
Il quotidiano Il Mattino del 27 febbraio 1951 riporta la notizia che “è stato inaugurato il nuovo reparto ortopedico ed è stato benedetto anche il “polmone d’acciaio” che la cittadinanza pratese, in pochi giorni, anche per il munifico contributo dato dai fratelli Agostino e Giuseppe Canovai, ha reso possibile realizzando l’iniziativa della Pubblica Assistenza L’Avvenire e del Gruppo Stampa Pratese.  
L’inaugurazione avvenne dunque il 26 febbraio del 1951, insieme a quella del nuovo reparto ortopedico. Il giornale del 27 febbraio riporta: “La cerimonia svoltasi domenica mattina ha raccolto una gran massa di invitati e di popolo. Gli onori di casa sono stati fatti dal Commissario Prefettizio marchese Degli Albizi, dal segretario dell’Ospedale rag. Pari Masti, dal direttore dell’Ospedale e del corpo sanitario. Fra i numerosi presenti abbiamo notato: il comm. Avvocato Vanni in rappresentanza del Prefetto; l’on. Senatore Guido Bisori; il pretore avvocato Massimiliano Malenotti e Mario Luchetti presidente del comitato per il “Polmone d’Acciaio”; il sindaco ragionier Roberto Giovannini con gli assessori Adriano Pucetti, Pietro Zella, Ugo Cantini, Tarquinio Fini; il commissario capo di P.S. dott. Cesare Tarantelli; il maresciallo Luigi Nesti comandante interinale della tenenza dei carabinieri; i consiglieri comunali Leopoldo Pieragnoli segretario della locale sezione della Dc e Pietro Giusti; il prof. Alighiero Ceri presidente della Pro Prato; Giuseppe Giagnoni presidente del Gruppo Stampa Pratese; il presidente della società Corale “Guido Monaco” e presidente del Conservatorio “S.Caterina”; Michele Vinattieri; il presidente della società Corale  Giuseppe Verdi rag. Fernando D’Agiana; il presidente dell’Istituto “Rosa Giorgi” Giovanni Bacci; rappresentanti del Cif; rappresentanti dell’Udi; Lorenzo Ferroni rappresentante dell’Onmi anche in rappresentanza del presidente; il direttore della Cassa di Risparmio cav.Gastone Lenzi; l’ing. Tommaso Gatti; il cav. Alfonso Carlesi ufficiale sanitario; l’ing. Lorini; Angelo Pugi presidente della Casa di Riposo, con il segretario cav. Gracco Bruschi; il segretario della Casa Pia dei Ceppi dott. Arnaldo Gradi; la signora Nadina Massai che tanta parte ha avuto in tutta la preparazione; il prof. Vito Mori consigliere comunale; il prof. Sante Pisani direttore sanitario dell’ospedale; il prof. Aurelio Angeli chirurgo primario con l’intero corpo medico; Dante Lastrucci proposto della Misericordia; il dott. Payar presidente della Pubblica Assistenza “L’Avvenire”; il comm. Silvano Bini presidente della Croce d’Oro; l’intero comitato del Polmone d’Acciaio. Dopo la benedizione del nuovo reparto ortopedico il vescovo di Prato e Pistoia, monsignor Giuseppe De Bernardi, accompagnato dal vicario generale della diocesi mons. Eugenio Fantaccini, si è recato a benedire il polmone d’acciaio. Nel discorso del commissario prefettizio poi si legge: “Il nostro Ospedale deve assai alla collaborazione dei cittadini, che, ad iniziativa della Pubblica Assistenza L’Avvenire e del Gruppo Stampa Pratese, hanno offerto il Polmone d’Acciaio”.
Alcune delle prime notizie apparse sulla stampa circa l’utilità di questo macchinario: sul quotidiano La Nazione del 20 gennaio nella cronaca di Firenze si legge: Per un caso di congestione, un paziente è stato sottoposto alle cure opportune fra le quali il trattamento con il polmone d’acciaio”. Mentre sulla Nazione del 15 marzo del 1952, in quarta pagina, alla cronaca di Prato, si riporta quanto segue: “La culla incubatrice in funzione al nostro ospedale. Quando si trattò di acquistare tra gli apparecchi spitalieri anche la culla incubatrice in virtù di quella non ancora dimenticata sottoscrizione per il “polmone d’acciaio” rilevammo la piena soddisfazione della nostra cittadinanza nel dare in donazione al nostro ospedale anche questo necessario mezzo moderno per i neonati prematuri per i quali prima si doveva ricorrere a Firenze al Mayer. In questi giorni un caso notevolmente specifico si è presentato agli occhi dei nostri sanitari, perché tale culla potesse essere usata nella sua essenziale funzionalità. Si tratta di due gemelli dati prematuramente alla luce dalla signora Zita negli Innocenti. I neonati, Piero e Paolo, grazie alle amorevoli cure dei medici e del personale ospedaliero, disposti immediatamente nell’incubatrice sono ormai salvi e continuano a sopravvivere in un ambiente come quello naturale, che potrà condurli al normale periodo di gestazione”.
Personalmente sono stato felice di aver contribuito anche solo in minima parte all’acquisto dell’incubatrice. Quando nel 1966 è nata la mia secondogenita ed ha passato il suo primo mese di vita nell’incubatrice, essendo nata sottopeso, ho capito quanto sia stato importante quello che avevano fatto i cittadini di Prato con la loro generosità. Il reparto di maternità, diretto con grande professionalità dal prof. Ruindi, già a quel tempo era dotato di diverse incubatrici moderne e funzionali.
                                                                                                                                     (Renzo Tonfoni)

(Ricerche di archivio alla Emeroteca della Biblioteca Lazzeriniana in Via del Ceppo Vecchio a Prato).

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