Lo avevamo preso per quello che voleva essere, in quell’anno 2013 nel quale elaboravamo ipotesi di ripresa di politiche alte e forti per il nostro paese, con una iniziativa di ispirazione cristiana tuttora in corso ma tuttora incapace di assumere dimensione organizzata e nazionale.
Lo avevamo preso per quello che voleva essere, cioè una testimonianza personale drammatica, di un cittadino del quale non possiamo naturalmente in questa sede riportare il nome, sul tema della “giustizia ingiusta” che così spesso attanaglia e uccide le persone: a volte per la persecutrice burocrazia, anche in questo campo, a volte semplicemente per i tempi che a loro volta costituiscono una ingiustizia, a volte per lo stravolgimento del valore della giustizia che le stesse normative pongono in essere a favore di un diritto formalistico arbitrario. Anche nel settore della giustizia pensavamo infatti di proporre una evoluzione strutturale di prospettiva.
Ci sembra che un poco d’acqua (poco, veramente) sia passata da quel 2013, e che una riflessione sia stata avviata anche in sede di poteri competenti, sul rapporto fra diritto e giustizia anche in materia di separazioni familiari. Qualcosa di meno ingiusto è stato avviato, ma molta resta la strada da fare. Giudicate voi.
Quanto al perché abbiamo deciso di pubblicare proprio in questi giorni una simile drammatica testimonianza, le ragioni sono soprattutto due: la prima è che pensiamo doveroso, proprio in tempi di “carognavirus”, non perdere affatto l’orizzonte dei tempi di normalità, per consentirci di tenere costantemente presente la strutturalità dei problemi che dobbiamo affrontare oltre a quello di emergenza del virus stesso, e affrontare così con più lungimiranza anche questo; la seconda è che proprio tale emergenza incrementa, a esperienza storica di tutti i casi similari, in una fascia già debole di famiglie, il drammatico fenomeno della rottura dei legami familiari, delle violenze domestiche, degli inconfessati disagi di convivenza, che fanno da triste parallelo ai casi positivi di famiglie che invece trovano nella difficoltà dell’emergenza un motivo di rinsaldamento della loro coesione.
Lo avevamo preso per quello che voleva essere, cioè una testimonianza personale drammatica, di un cittadino del quale non possiamo naturalmente in questa sede riportare il nome, sul tema della “giustizia ingiusta” che così spesso attanaglia e uccide le persone: a volte per la persecutrice burocrazia, anche in questo campo, a volte semplicemente per i tempi che a loro volta costituiscono una ingiustizia, a volte per lo stravolgimento del valore della giustizia che le stesse normative pongono in essere a favore di un diritto formalistico arbitrario. Anche nel settore della giustizia pensavamo infatti di proporre una evoluzione strutturale di prospettiva.
Ci sembra che un poco d’acqua (poco, veramente) sia passata da quel 2013, e che una riflessione sia stata avviata anche in sede di poteri competenti, sul rapporto fra diritto e giustizia anche in materia di separazioni familiari. Qualcosa di meno ingiusto è stato avviato, ma molta resta la strada da fare. Giudicate voi.
Quanto al perché abbiamo deciso di pubblicare proprio in questi giorni una simile drammatica testimonianza, le ragioni sono soprattutto due: la prima è che pensiamo doveroso, proprio in tempi di “carognavirus”, non perdere affatto l’orizzonte dei tempi di normalità, per consentirci di tenere costantemente presente la strutturalità dei problemi che dobbiamo affrontare oltre a quello di emergenza del virus stesso, e affrontare così con più lungimiranza anche questo; la seconda è che proprio tale emergenza incrementa, a esperienza storica di tutti i casi similari, in una fascia già debole di famiglie, il drammatico fenomeno della rottura dei legami familiari, delle violenze domestiche, degli inconfessati disagi di convivenza, che fanno da triste parallelo ai casi positivi di famiglie che invece trovano nella difficoltà dell’emergenza un motivo di rinsaldamento della loro coesione.
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Noi italiani siamo convinti di essere fortunati e di far parte di uno dei paesi più civili del mondo.
La Costituzione italiana garantisce i diritti, l’ uguaglianza e la libertà.
Il primo comma dell’ art. 3 recita testualmente: “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“.
Ma è realmente così? Ci sono seri dubbi, almeno per quanto concerne l’uguaglianza tra i sessi.
C’è solo da augurarsi di non avere a che fare con una moglie che, dopo alcuni decenni di normale matrimonio, all’improvviso e senza alcun preavviso decide di cambiare il percorso della propria vita; prende la macchina e se ne va di casa per circa un mese abbandonando persino un minore. Poi rientra, si rifiuta di parlare ed avere contatti con il marito ed arriva a chiedere la separazione inventandosi di tutto con la complicità dei suoi parenti più stretti e di uno studio legale: e per il malcapitato consorte sono guai seri, nonostante la sua intenzione di ricucire il rapporto o quantomeno di arrivare ad una separazione consensuale.
Alla donna hanno fatto capire che può assicurarsi una vita agiata a danno del consorte che “ ormai ha un’età avanzata e qualche problema di salute“, e la facilità di raggiungere l’obiettivo dal quale possono trarre vantaggi in parecchi, visto il consistente patrimonio familiare (diversi immobili in comproprietà ed uno stipendio da dipendente statale). Non a caso viene, inspiegabilmente ed in tutta fretta, depositata in tribunale una richiesta di separazione per le vie giudiziali, sebbene vi sia una comunicazione a mezzo missiva con la quale viene dichiarata la piena disponibilità a definire il tutto in via bonaria. Evidentemente, la consapevolezza di poter ottenere gli scopi prefissati (intera casa coniugale e consistenti mantenimenti) già in sede di udienza preliminare invoglia a tale scelta.
Con l’attuale legislazione, infatti, e consolidate consuetudini giuridiche, il cosiddetto “sesso debole” ha la facoltà di far “buttare fuori di casa” e portare alla rovina la controparte impadronendosi praticamente di tutto (figli, immobili, stipendio del marito, risparmi e quant’altro).
Poi, specialmente se la donna è casalinga, può assicurarsi il futuro a spese di chi ha sempre lavorato e dovrà continuare a farlo per il resto della vita per mantenerla (e chi glielo fa fare di andare a lavorare? Eppure, lei è un’esperta artigiana, che, tra l’ altro, in passato è stata titolare di una propria attività svolta per diversi anni e, tutt’ora, percepisce redditi propri tali che le garantiscono di essere perfettamente autonoma ed in grado di mantenersi. Con il suo mestiere le sarebbe molto facile trovare un lavoro da dipendente oppure riaprire la sua ex attività disponendo ancora dello stesso locale di prima con relativi arredi ).
Non importa di chi sono le colpe del fallimento del matrimonio (il marito si è sacrificato per assicurare alla famiglia in cui credeva un buon futuro ed ha cercato di essere un buon padre e un buon marito); l’importante è fare la “ vittima “: e persino in presenza di documentate falsità, si potrà avere la “giustizia” dalla propria parte; la quale, in pochi minuti (con il cosiddetto “provvedimento presidenziale”), non esiterà ad ordinare l’allontanamento del marito dalla casa coniugale acquistata con sacrifici, nonché a disporre, inspiegabilmente, il versamento di un cospicuo mantenimento per lei ed il figlio, sebbene in affido condiviso (ben 3/4 dello stipendio, corrispondenti a quasi il doppio di un normale salario corrisposto alla maggior parte dei lavoratori italiani ), violando in modo evidente i principi costituzionali e la legge 54/2006.
Al marito che si alza tutte le mattine per andare a svolgere un duro lavoro rimarrà una modesta cifra (meno di quanto deve versare mensilmente per il solo figlio ed in alcuni mesi le sue competenze si riducono persino a soli 58,oo € con cui dover vivere e pagare un consistente affitto di casa ) e se non dovesse provvedere a corrispondere tutto quanto è stato deciso (e ci sarebbe la tentazione di dire “ estorto “, con abuso e favoreggiamento!) verrà pure emesso un “decreto penale di condanna” per violazione dell’ art. 570 c.p. e si procederà persino con il pignoramento delle competenze; tanto, per la cosiddetta “giustizia“ bisogna assicurare lo stesso tenore di vita alla donna e c’è un “provvedimento” al quale bisogna attenersi, tutto il resto non conta (non importa nemmeno se il malcapitato nei suoi primi 50 anni di vita si è sempre comportato bene e non ha mai avuto a che fare con la giustizia, perché improvvisamente gli piomberanno addosso tante di quelle azioni legali da superare i più conosciuti personaggi mafiosi).
Ma poi, qualcuno si chiede se anche il marito può mantenere lo stesso tenore di vita ? Qualcuno si vuole rendere conto che il malcapitato è costretto ad andare a vivere in affitto e viene ingiustamente umiliato, denigrato ed offeso e non potrà che vivere in condizioni di assoluto disagio pur non avendo fatto nulla?
Non conta neppure se la casa coniugale è composta di due grandi e distinti appartamenti per due famiglie, perché, tanto, verrà comunque assegnata esclusivamente tutta a lei sebbene è documentato che quest’ ultima ha altre possibilità alloggiative (vuole così, il marito potrà arrangiarsi andando a vivere altrove e se dovrà pagare un esoso affitto e vivere il resto dei suoi giorni in condizioni di precarietà saranno problemi suoi ).
Anche se poi il figlio diventa maggiorenne, la Giustizia farà in modo che la donna continui a disporre a suo piacimento del mantenimento per lui stabilito con prelievo diretto dallo stipendio del malcapitato consorte e contestuale versamento sul conto corrente esclusivo della donna ) e poco importa se il figlio ha raggiunto la maggiore età già da alcuni anni ed abbia chiesto al Giudice di avere ciò che è un suo diritto, comunicando le coordinate del proprio c/c appositamente aperto.
Ma non basta…. per decisione della “Giustizia”, lei continuerà a disporre, comunque, anche della intera casa coniugale e la motivazione addotta sarà che il figlio non è economicamente autosufficiente . Cosa importa se a mantenerlo è il padre e se il ragazzo ha un proprio stipendio perché arruolatosi nelle FF.AA. e , ormai ventunenne, abbia esplicitamente manifestato la volontà di volere il padre vicino ?
Dopo anni di durissime e costosissime battaglie legali, l’uomo dopo 5 anni riesce a rientrare nella ex casa coniugale, che condividerà con il figlio, ed il mantenimento alla donna viene revocato perché la “giustizia” è costretta a prendere atto della realtà dei fatti poiché la donna detiene immobili propri dati in affitto e quindi possiede redditi idonei e sufficienti al proprio sostentamento. Persino il decreto penale di condanna viene revocato ( dopo aver cagionato molti danni ) poiché l’ uomo viene assolto perché “il fatto non sussiste”. L’ uomo viene scagionato da qualsiasi addebito di colpa, ma tutte le denunce/querele presentate per calunnia, ecc. nei confronti della ex, caso strano, vengono puntualmente archiviate (eppure di qualcuno deve pur essere la colpa di quanto accaduto! ). Si scopre, poi, che la donna svolge pure lavoro “in nero”, ma, sebbene vi siano le segnalazioni fatte, nessuno interviene al riguardo. Anzi, l’uomo viene pure preso di mira dal “Fisco” perché, ovviamente aveva portato in deduzione dal reddito gli importi effettivi corrisposti a titolo di mantenimento ed ampiamente documentati per effetto dell’avvenuto pignoramento dello stipendio disposto in virtù dell’assurdo Decreto Penale di condanna di cui sopra e, così, subisce un nuovo pignoramento dello stipendio (questa volta da parte del “fisco” ), sebbene vi sia un ricorso alla Commissione Tributaria in atto, per il quale detto Organo non si è neppure ancora pronunciato (strano, però: il “fisco” non entra nel merito del lavoro in nero svolto dalla donna e si limita a prendere per buone le dichiarazioni della donna ).
Ma non finisce qui !!! Infatti, dove non arriva l’ ex consorte subentra la ex suocera, la quale dopo circa 10 anni richiede esclusivamente all’ ex genero una somma volutamente elargita per l’acquisto della casa coniugale della quale è proprietario il nipote per espressa volontà della stessa. L’ elargizione a titolo di “regalia” risulta anche dall’autorizzazione rilasciata dal giudice tutelare ad entrambi gli ex coniugi per l’ acquisto dell’ immobile in nome e per conto del figlio, all’epoca minore. Nonostante all’epoca dell’acquisto dell’immobile i coniugi fossero in costanza di matrimonio, in regime di comunione dei beni e la casa fosse intestata al nipote, la ex suocera dell’uomo pretende, a distanza di dieci anni e soltanto dopo l’avvenuta separazione dalla figlia, la restituzione della cifra soltanto dall’ ex genero. Quindi, improvvisamente e senza alcun preavviso avvia l’ azione legale ed ottiene l’emissione di un decreto ingiuntivo al riguardo, sebbene vi sia una dichiarazione di rinuncia alla restituzione della grossa cifra elargita (ovviamente, poi, disconosciuta) e non considerando che la somma sia pari quasi ad 1/4 di quella totale spesa dall’uomo per l’ acquisto dell’ immobile. Nonostante l’evidenza dei fatti, l’uomo viene condannato a pagare la grossa cifra e così ove non era riuscita la ex moglie a raggiungere l’obbiettivo prefissato (portarlo alla rovina ) ci riesce la ex suocera con l’ausilio della “malagiustizia”. A nulla serve neppure il ricorso in appello avverso il decreto ingiuntivo emesso, alla mancata ammissione delle prove a proprio favore, al comportamento della Ctu, alla vistosa “sentenza punitiva” che ha tutto il sapore di una vera e propria “vendetta giudiziaria”, ecc. La definizione della causa viene rinviata a distanza di oltre tre anni dopo, e viene intanto confermato il pagamento di quanto stabilito in decreto ingiuntivo con aggravio di spese ed interessi ( e così si arriva a circa 200.000, oo €. ed il gioco è fatto !!! ). L’ uomo sarà, cosi, costretto a pagare subito ( quindi rovinato ) e non avrà neppure la possibilità di poter ricorrere in Cassazione perché la causa non è stata neppure definita dalla Corte d’Appello ( se tutto va bene se ne parlerà tra 4/5 anni ) ed ogni commento al riguardo appare più che superfluo. All’ uomo non resta altro da fare che rivolgersi alla Corte Europea per i Diritti dell’ Uomo perché è inutile intentare azioni legali contro appartenenti alla magistratura, i quali, godono della più ampia impunita’ e non risponderanno mai in prima persona per il proprio operato.
I giovani uomini prima di pronunciare il fatidico “sì” riflettano e si regolino di conseguenza.
E poi ci si meraviglia quando accadono certi fatti di cronaca…..
Ma ciò che lascia davvero indignati è l’ operato della Giustizia, che tale proprio non è, e la totale indifferenza delle istituzioni che al massimo si limiteranno ad esprimere solidarietà, ma che si guarderanno bene dall’andare a fondo delle questioni.
Di certo alle Istituzioni non conviene sindacare l’operato della Magistratura e magari dover assumere provvedimenti impopolari che potrebbero generare l’ira del cosiddetto “sesso debole”, che, ormai, ha ben compreso come, nella maggior parte dei casi, separarsi dal marito diventa una vera “convenienza” ed equivale ad una specie di “polizza assicurativa a vita” a proprio vantaggio ed a totale nocumento dell’ ex marito ridotto così in stato di schiavitu’ perché costretto a dover lavorare per mantenere la ex ed assicurarle una vera e propria rendita vitalizia e parassitaria.
In tal modo le donne conseguono contemporaneamente due vantaggi: quello di assicurarsi il futuro e quello di “rovinare” per il resto dei suoi giorni il loro ex (grande risultato !!! ) . E tutto questo in nome della civiltà e della giustizia di questo Paese.
In materia di separazioni matrimoniali, poi, difficilmente si troverà un giudice disposto a modificare i provvedimenti assunti in precedenza dai colleghi ed a far emergere le eventuali responsabilità di questi ultimi, per cui il povero uomo sarà costretto ad avviare tutta una serie di azioni legali per cercare di difendere la propria persona ed i propri interessi. Passeranno anni per cercare di rimettere a posto le cose e verrà spesa una vera fortuna per spese legali e giudiziarie (oltre duecentomila €, per i quali il malcapitato deve indebitarsi per 5 anni, e… non è ancora finita !!!! ). Intanto i “media”, la stampa, la Tv ed i politici continuano a parlare di “violenza” e di “ingiustizie” che riguardano esclusivamente il sesso femminile, trascurando totalmente l’altro sesso. Tutti i giorni assistiamo ad intere trasmissioni televisive ed articoli di stampa in materia di violenza alle donne e di disparità verso il sesso debole, ma delle violenze subite dagli uomini da parte delle donne e dai loro legali (e sono tantissimi ! ) chi osa parlarne ??? In questo Paese le donne hanno ottenuto “ la licenza di uccidere” ( è chiaro, non ancora dal punto di vista materiale, ma sicuramente dal punto di vista morale e psicologico ). Hanno distrutto la loro femminilità e i valori della famiglia e le ripercussioni sull’ intera società sono ben noti, basta guardarsi intorno.
In un Paese che si vuole davvero ritenere civile le violenze e le ingiustizie vanno combattute in ogni caso, sia se riguardano le donne e sia se riguardano gli uomini, senza fare distinzioni di sesso. E’ sicuramente questa la vera civiltà ! I politici ne prendano atto e si assumano le loro responsabilità; trovino il coraggio per cambiare le leggi in materia di separazioni che, allo stato attuale dei fatti e con la corresponsabilità della Giustizia, sono nettamente di parte ( e …..non si venga a dire che il tutto viene fatto per tutelare i figli, perché anche i padri separati hanno il sacrosanto diritto ad esercitare la patria potestà e ad amare la prole, esattamente come le madri ). Occorre sicuramente togliere alle donne “furbe” l’ “interesse economico di separarsi” ( casa coniugale e mantenimento che spesso restano alla donna a vita ). Solo così si potranno salvare moltissimi matrimoni e fare davvero gli interessi dei minori i quali hanno diritto ad avere un padre .
L’ operato dei Giudici in materia di separazioni andrebbe sicuramente sottoposto a controlli rigorosi perché non si può continuare a permettere loro di assumere provvedimenti con superficialità e rovinare la gente per bene dietro falsità e calunnie di chi agisce in malafede ed il guaio è che, poi, tutte le false accuse restano pure quasi sempre impunite. Alcune statistiche evidenziano che negli ultimi dieci anni le separazioni anno causato circa un migliaio di suicidi/omicidi e nel 93 % dei casi chi si toglie la vita è il padre. C’ è da domandarsi:
a)- Quanti altri morti ci dovranno essere prima che le istituzioni si decidano ad intervenire per cambiare la legislazione esistente e per controllare l’ operato dei giudici e per obbligarli ad essere più attenti, meno superficiali ?
b)- E’ mai possibile che si debba continuare a rovinare la gente per bene dietro falsità e calunnie di chi agisce in malafede ?
c)- E’ normale che per buttare fuori di casa un uomo (spesso senza alcuna colpa ) e per togliergli tutto (casa, stipendio, affetto dei figli, dignità, ecc.) basta solo qualche mese ed una udienza presidenziale che dura solo pochissimi minuti, ma poi, per rimettere a posto le cose in qualche modo occorrono moltissimi anni e tanti soldi ( nel caso di chi scrive oltre duecentocinquantamila €.) e, nel frattempo, la donna continua a mantenere la sua posizione di comodo ed a percepire una vera e propria rendita vitalizia a danno dell’ ex consorte ??? Intanto, il malcapitato è costretto ad indebitarsi per sostenere le spese legali necessarie a difendersi dalle evidenti falsità, menzogne e cause varie avviate dalla ex con i suoi legali, che comunque, per anni, si è goduta la casa coniugale utilizzandola a “mò di albergo” per parenti ed amici per diversi anni (la madre, pur avendo un proprio appartamento poco distante, si era sistemata quasi stabilmente nella medesima casa coniugale con la figlia ) .
Tutto ciò deve certamente far riflettere, visto che, a questo punto, le separazioni causano più vittime di tutte le organizzazioni criminali messe insieme. Non occorre certo creare ministeri o numeri verdi (es. 1522) dedicati esclusivamente alle donne ove gli uomini non possono accedere e non è necessario neppure creare “quote rosa” (a modesto avviso di chi scrive, che assicura si è sempre battuto in difesa delle donne ed è sempre stato contro il “ maschilismo”, ciò è offensivo per le stesse donne. ). Il successo va conquistato sul campo e per meriti, senza fare “vittimismo sfrenato” .
Ci si auspica che qualcuno si decida ad intervenire al più presto per far cambiare le cose e la soluzione alle problematiche potrebbe essere raggiunta con :
1)- L’ abolizione di ogni forma di mantenimento a favore di uno dei coniugi (quasi sempre la donna ) con conseguente istituzione del mantenimento diretto ed obbligatorio dei figli da parte di entrambi i genitori, in percentuale e sulla base del loro reddito accertato ( salvo accordi diversi o casi eccezionali, da motivare e documentare in sentenza ) ;
2)- l’ assegnazione della casa coniugale a chi e’ il legittimo proprietario (qualora l’ immobile sia di entrambi i coniugi andrebbe diviso o venduto per suddividerne il ricavato );
3)- Tempi di permanenza paritetici dei figli presso entrambi i genitori, con conseguente istituzione della doppia residenza per i minori ( salvo accordi diversi o trasferimento di uno dei genitori in diversa città o per comprovati e giustificati motivi ) ;
4)- Certezza della pena per chi inventa falsità e menzogne allo scopo di conseguire i propri obbiettivi a discapito della controparte;
5)- Responsabilità dirette per gli eventuali legali che danno assistenza a clienti scorretti o che forniscono il proprio operato on coscienza e volontà e “senza scrupoli” o che fomentano gli animi dei separandi aiutandoli a fornire versioni distorte dalla realtà alle ompetenti Autorità Giudiziarie per ricavarne lucro ;
6)- Responsabilità civile per i magistrati che emettono provvedimenti con colpa grave o dolo, con conseguente abolizione dell’ attuale diffuso concetto di “intoccabilità”, affinchè rispondano per le proprie responsabilità come tutti gli altri cittadini italiani per gli eventuali danni arrecati a terzi.
Per le responsabilità di cui ai precedenti punti 5 e 6 non possono essere sufficienti semplici “polizze assicurative”, ma occorre la cessione del quinto dello stipendio e la confisca dei beni quantomeno nei casi di responsabilità gravi ed eclatanti. Le citate soluzioni “a costo zero”, a quanto pare, però, non sono ben accette da chi, magari, ha interesse a tenere alto il tasso di conflittualità ed a lasciare inalterato l’attuale assurdo ”sistema” in atto ( il “divorzificio” in atto, fa comodo a molti per poter lucrare sulle disgrazie altrui ed è questo che bisogna eliminare per salvare molte famiglie e tantissimi bambini ).
Gli interessi economici che ruotano intorno alle separazioni sono tantissimi e vistosissimi. Senza voler minimamente generalizzare, sono tante le donne “furbe” ed “in malafede” che ricorrono volutamente alla separazione di tipo giudiziale per potersi costituire la rendita ( casa e lauti mantenimenti ) a discapito dell’ ex marito . Ciò costituisce senza dubbio il vero incentivo alla separazione conflittuale che va eliminato con un’ adeguata ed urgente riforma legislativa. I “ padri separati” devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri delle madri , quindi anche pari dignita’ , e non si venga ancora a sostenere che il tutto viene fatto nell’ “interesse e per la tutela dei minori” perché cosi non è ( anche i padri hanno il diritto di amare ed assistere nella crescita la prole e non si comprendono le ragioni per le quali dovrebbero essere esclusi/emarginati ).
Con l’ attuale sistema, infatti, i figli troppo spesso diventano “ lo strumento” per arrivare all’ obbiettivo da raggiungere e non a caso diventano “ contesi “ dai genitori con le conseguenti problematiche che ne derivano. Pertanto, se davvero si vuole l’ auspicata “ bigenitorialita’ “ e fare gli interessi dei figli è necessario correre ai ripari con urgenza.
P.S- : Chi pagherà mai per i danni cagionati all’ uomo ??? Sulla base di quale ragionamento il giudice aveva inizialmente assegnato l’ intera casa coniugale , che si ribadisce è composta di due grandi e distinti appartamenti, alla donna, costringendo l’ uomo ad andare in affitto ??? Quale criterio fu adottato per assegnare alla donna, provvista di redditi propri documentati i 3/4 dello stipendio dell’ uomo a titolo di mantenimenti, per una somma di €. 1.500 mensili, quando lo stipendio delle due sorelle dell’ uomo – una Dirigente scolastico con doppia laurea e due figli e l’ altra impiegata con regolare assunzione - era rispettivamente di €. 1.300 e 900 circa mensili ??? - Sono sicuramente misteri difficilmente risolvibili ! Ma, purtroppo, c’è ancora di più. Infatti, non appena si viene a sapere che l’ uomo riprenderà la casa coniugale, per volere del figlio intestatario dell’immobile, inspiegabilmente, arriva un improvviso trasferimento di sede a distanza di 600 Km. e tale trasferimento viene motivato con generiche e dubbiose esigenze di servizio ( ma che strano !!! ) ed il tutto dopo che, per imposizione dell’ Amministrazione di appartenenza l’ uomo aveva prestato onorato servizio per circa 35 anni sempre presso lo stesso Reparto. Inutile presentare istanza motivata di revoca del trasferimento o quantomeno di trasferimento ad una sede più vicina al figlio ed alla ex casa coniugale. Tra l’ altro, alla nuova sede si cercherà in tutti i modi di rendere la vita difficile all’ uomo e così il mistero continua . Forse è il caso di poter serenamente affermare che è un caso vergognoso per un Paese civile quale vuole essere l’ Italia.
(Anonimo)
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